ENNA. Non meno di 1300 posti di lavoro persi dal 2009 ad oggi che equivale a circa il 30 per cento dell'intera forza lavoro. È quanto ha provocato sino ad oggi lo «tsunami» della crisi, nel settore dell'edilizia in provincia di Enna dove da sempre rappresenta la vera cinghia di trasmissione per tessuto economico sia direttamente che con l'indotto ma dove però si iniziano a perdere anche pezzi importanti.
È di alcuni giorni fa purtroppo la notizia che la Laterizi Sicilia che ha lo stabilimento nei pressi dello scalo ferroviario di Enna, e che produce materiale per l'edilizia a causa del forte calo di commesse ha chiuso l'azienda con la messa in mobilità per i 25 dipendenti. Ma malgrado questo momento drammatico secondo id dati forniti dalla Cassa Edile sono ancora circa 2 mila gli addetti del settore. E purtroppo stando alle previsioni questa crisi che colpisce il settore sia nel pubblico che privato non sembra avere fine. E non è stato raro in questi anni vedere insieme a protestare datori di lavoro e parti sociali. Per quanto riguarda il settore degli appalti pubblici è totalmente fermo e tra l'altro quando gli enti pubblici bandiscono le gare c'è poi il rischio che i lavori eseguiti non vengano poi pagati. Secondo l'Ance provinciale il cui presidente è il nicosiano Vincenzo Pirrone che aggrega una sessantina di imprese edili sono oltre 16 milioni di euro i soldi che le imprese edili ennesi vantano dalla pubblica amministrazione per lavori già eseguiti. Ma il problema vale anche per le piccole imprese edili artigiane circa 700 in tutta la provincia di cui circa 600 suddivisi quasi equamente tra Cna e Confartigianato ed il resto alla Casartigiani. Molte amministrazioni pubbliche sarebbero nelle condizioni di poter appaltare lavori come ad esempio la Provincia o il Comune a quanto pare rispettivamente per 30 e 3 milioni di euro. Ma si trincerano dietro il fatto che devono rispettare il patto di stabilità E la "fame" di commesse ed appalti porta a volte anche ad atti anche di ritorsione nei confronti di chi riesce a trovare una commessa. Tutto questo porta anche a concorrenza sleale come denunciato dalla Confartigianato che chiede maggiori controlli verso una classe imprenditoriale "fantasma", quella senza partita Iva, sconosciuta all'erario ma che però rimane lo stesso sul mercato e per abbassare ulteriormente i costi elude anche le normative in materia si sicurezza sul lavoro Ma il comparto edilizio vive anche una drammatica carenza di liquidità finanziaria anche per la difficoltà di accesso al credito o per il costo del denaro molto più alto rispetto ad altre province siciliane. Le associazioni di categoria chiedono con insistenza lo snellimento della burocrazia per ridurre i tempi per i pagamenti. Per l'Ance la lentezza della burocrazia e la mancanza di trasparenza negli appalti sono tra le maggiori cause della paralisi del settore. Ma qualcosa inizia a muoversi. Pare che ci siano istituti bancari che vogliano "aiutare" le imprese con l'anticipazione di risorse. Ma il mondo dell'impresa protesta anche perchè impegni presi negli anni passati dai vari governi nazionali e regionali non sono stati mantenuti come i 100 milioni stanziati dal governo Prodi per la viabilità della provincia di Enna ma che con i governi successivi sono arrivate solo le briciole. Oppure lo stallo in cui versa la Nord Sud dove 3 dei 5 cantieri in attività da Nicosia verso Mistretta sono stati "momentaneamente" fermati.
Le imprese avanzano sedici milioni: l’edilizia si avvia a lenta morte
I dati allarmanti dell’Ance: appalti pubblici bloccati e 1.300 posti di lavoro persi dal 2009
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