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Sala operatoria pronta ma chiusa: mancano i lavandini

All’Umberto I è stato completato e aperto un nuovo padiglione ospedaliero, il trasferimento degenti è completato da mesi

ENNA. Sanità a singhiozzo all’Umberto I. È stato completato e aperto un nuovo padiglione ospedaliero, il trasferimento degenti è completato da mesi ma la sala operatoria al secondo piano, di fronte al reparto di Cardiologia resta ancora chiusa, qual è il motivo? Mancano sei lavandini. No, non è uno scherzo. A comunicarlo i volontari del Tribunale dei Diritti per i malati che dopo aver interpellato i «piani alti» hanno appreso la suddetta notizia e indignati si sono chiesti: «Com'è possibile che dopo aver speso migliaia di euro per realizzare l'ala nuova dell'ospedale si tenga in disuso la sala operatoria per poche centinaia di euro?» È lo stesso Telesforo Lanzone, presidente dell'associazione a dare una risposta: «Mancanza d' interesse da parte dell'amministrazione».
Continuano i paradossi tipici della sanità siciliana. L'argomento «sala operatoria» all'Umberto Primo resta un tema scottante dovuto ai dissapori emersi per quella già esistente nel vecchio padiglione collocata al primo piano. I motivi? I pazienti, in alcuni casi, già sedati con fisiologica a seguito per raggiungere la meta devono sobbarcarsi un viaggio in barella accompagnati dal personale attraversando lunghi corridoi. Non corridoi qualsiasi ma i più affollati del nosocomio, da Chirurgia Generale si devono oltrepassare il Cup e gli ambulatori medici, punti di passaggio per tutti gli utenti. Questa passerella, dovuta alla sua inadeguata collocazione vìola in qualche modo la privacy dei singoli individui (ammalati o visitatori) che vengono di fatto costretto a una promiscuità che li espone a ulteriori rischi di salute.
La messa in funzione della nuova sala operatoria, di fatto, potrebbe sopperire al gap della precedente. I volontari del TdM avevano già posto la questione all'allora direttore dell'ASP e poi commissario straordinario Nicola Baldari, come ha spiegato Lanzone, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti, nonostante il loro infaticabile lavoro e le continue denunce. Il protocollo d'intesa firmato dall'organizzazione e dall'Asp ennese prevede che alle richieste evase dal TdM sia data una risposta entro 30 giorni, ma tranne in pochi casi questo non si è mai verificato, nonostante ciò i volontari, perseguendo i loro obiettivi, hanno presentato una nuova richiesta al neo Commissario Straordinario Giuseppe Termine, e restano in attesa di risposte concrete. 

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