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Enna, sogni di ripresa addio: l’industria fa le valigie

ENNA. Dal sogno di un "New Deal" ennese alla desertificazione industriale. È quanto sta accadendo in provincia di Enna dove dall'inizio del terzo millennio sta gradualmente sparendo l'attività manifatturiera. Le prime "avvisaglie" dell'inizio della fine" negli anni 80 con la chiusura della miniera di Pasquasia e la perdita di quasi un migliaio di posti di lavoro tra diretti ed indotto ed agli inizi degli anni 90 anche del tubificio Sipem di Dittaino e l'industria di abbigliamento Nuova Intesa di Gagliano. La prima che occupava sino a 300 dipendenti i cui proprietari erano i cavalieri del lavoro catanesi Rendo, Costanzo e Graci, subì gli effetti di Tangentopoli dei loro proprietari, mentre la seconda perchè non riusciva a tenere i costi di un mercato sempre più globale. Morale della favola, non meno di altre 500 persone hanno sopravvissuto grazie agli ammortizzatori sociali. Nella metà degli anni 90 la speranza di un boom economico. Grazie ai Patti territoriali e alla legge 488, sia nell'area industriale di Dittaino e in altre zone come Regalbuto e Valguarnera dove dovevano nascere i distretti industriali della gomma e del tessile grazie al "paracadute" di contributi ed incentivi pubblici per decine e decine di milioni di euro ed una classe politica "permissiva" pseudo imprenditori spregiudicati tiravano su capannoni come funghi con previsioni occupazionali da zone "padane". Ma il sogno industriale in particolare a Dittaino è durato poco. Alcune aziende malgrado i finanziamenti pubblici non hanno mai aperto i battenti, altre poco tempo dopo l'inaugurazione hanno chiuso, altri ancora hanno drasticamente ridotto la forza lavoro iniziale. Di alcuni di questi "imprenditori" si sono addirittura perse le tracce. E così, una dopo l'altra quasi con un effetto domino negli ultimi anni hanno cessato l'attività decine e decine di aziende, dall'agroalimentare, all'abbigliamento, alla farmaceutica, alla meccanica alla logistica, alla new economy, all'informatica trasformando Dittaino in una sorta di deserto industriale. Basta farsi un giro per gli assi viari all'interno dell'area industriale per sentire "l'assordante silenzio" che regna tra i tanti opifici. Ma sempre a Dittaino ci sono però anche altre aziende in mano ad imprenditori veri che con coraggio riescono a rimanere sul mercato. E lo "Tsunami" si abbatte anche nei distretti con la chiusura ad una di buona parte delle aziende sia a Regalbuto dove di quel sogno è rimasta ben poca cosa che a Valguarnera dove il consorzio Tessitalia che doveva raggruppare le maggiori imprese locali di abbigliamento con una previsione di non meno 500 posti di lavoro si è sciolto come la neve al sole con l'ultima azienda ad ammainare bandiera bianca nei giorni scorsi. E la crisi non rimane confinata a queste aree poiché le chiusure si contano a decine anche in altri posti e con l'unica certezza che è che nessuno sa quando terminerà.

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