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Faceva benzina a spese del Comune di Enna, autista a giudizio

Secondo gli investigatori, alle carte carburante dell'ente sarebbero stati addebitati, in media, mille euro al mese per sette mesi

ENNA. Un autista comunale di 39 anni, Salvatore Spartà, è stato rinviato a giudizio per furto, appropriazione indebita e truffa. Secondo la Procura, aveva trovato un modo facile per fare il pieno della sua macchina, una Ford Focus, a costo zero: pagava tutto con le carte carburante del Comune. L'ente ora si è costituito parte civile al processo, assistito dall'avvocato Elvira Termine, chiedendo il risarcimento della spesa relativa alla benzina e una grossa cifra a titolo di danno d'immagine. La costituzione è già stata ammessa dal gup. L'autista era stato arrestato ai domiciliari dalla squadra mobile il 15 giugno del 2012 e poi liberato dopo meno di due settimane. Difeso dall'avvocato Gianpiero Cortese, sarà processato a partire dal prossimo 6 febbraio dal giudice monocratico Vittorio La Placa. L'indagine è stata coordinata dal procuratore Calogero Ferrotti. Secondo gli investigatori, alle carte carburante dell'ente sarebbero stati addebitati, in media, mille euro al mese per sette mesi: in tutto 7 mila euro. Per l'accusa Spartà andava a prelevare anche fuori dall'orario di lavoro o nelle giornate festive. Il suo avvocato dunque non ha avanzato nessuna richiesta di rito alternativo - nessun rito abbreviato né patteggiamento - come invece si era ipotizzato sulle prime, quando era stato lo stesso autista ad ammettere con il gip alcune responsabilità, chiedendo pure scusa al Comune per i prelievi impropri. La difesa sin dall'inizio ha contestato la sussistenza delle esigenze cautelari, ritenendo che non sussistesse alcun pericolo da scongiurare. All'epoca dell'arresto, per gli inquirenti, c'era invece il pericolo di inquinamento delle prove: Spartà, sostennero gli investigatori, avrebbe contattato alcuni benzinai chiedendo loro di informarlo, se la polizia avesse fatto domande su di lui. La mancata richiesta di accedere a riti alternativi, dunque, significa che la difesa si sta preparando a dare battaglia anche nel merito, forse perché le somme addebitate all'imputato sarebbero ritenute eccessive. Permangono infatti i dubbi circa l'utilizzo che Spartà avrebbe fatto della benzina. Se emergesse che a prelevare furono altre persone o eventuali cessioni, a qualunque titolo, di benzina a terzi, chi avesse ricevuto il carburante rischierebbe un'accusa di ricettazione, reato che per il codice penale italiano è più grave dell'appropriazione indebita. L'indagine è stata condotta dagli agenti della sezione reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione della squadra mobile, diretti dal vicequestore Giovanni Cuciti.

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