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Piazza, i dipendenti della casa di riposo: «Le istituzioni non possono ignorarci»

PIAZZA ARMERINA. Un tavolo urgente di confronto tra tutti gli enti competenti per evitare la chiusura della casa di riposo San Giuseppe ed avviare il pagamento dei primi stipendi arretrati dei lavoratori. Il sindacato Cobas preme sull’acceleratore per evitare che la crisi dell’istituto per anziani di Piano Sant’Ippolito possa degenerare nel trasferimento degli assistiti in altre strutture. «Abbiamo ribadito, insieme alla dirigenza della Casa di Riposo, la gravità della situazione non solo economica ma anche di disagio sociale che si è venuta a creare, con una pendenza di 60 mensilità non erogate e che hanno ridotto 50 dipendenti alla prostrazione professionale e umana», dice Luigi Bascetta, coordinatore provinciale dei Cobas, il quale torna anche sull’incontro di una delegazione di operatori con il ministro della Pubblica amministrazione Giampiero D’Alia. «Il Ministro ha colto perfettamente il peso di tale incresciosa situazione e ha già dimostrato il proprio interesse con la segnalazione immediata della necessità di un incontro tra le maestranze, il Comune e gli enti regionali competenti per potere accelerare la conclusione di una storia vergognosa e umiliante», aggiunge il sindacalista. La protesta, intanto, va avanti. I lavoratori restano a presidiare gli uffici direttivi dell’istituto giorno e notte, con un’occupazione simbolica che va avanti da dieci giorni. Il comitato di lotta della San Giuseppe non molla: «I lavoratori hanno ribadito con fermezza che la lotta non si fermerà fino a quando le istituzioni a cui si è chiesto l’intervento non diano risposte positive per la retribuzione che è un diritto, per la difesa del lavoro pubblico, per il rilancio del servizio della Ipab». Un appello drammatico è arrivato dal presidente della Casa di Riposo, Nunzio Crimì, il quale chiede che non continui “la disattenzione generale incredibile” sulle sorti dell’istituto che accoglie e assiste ogni giorno 54 anziani ospiti. Il personale è da anni senza stipendio, fatti salvi i piccoli acconti periodici, e vanta decine e decine di stipendi arretrati. “Ho scritto alla Prefettura e alla Regione, ho spiegato loro che non si muove qualcosa trasferirò altrove gli anziani, pena l’interruzione di un pubblico servizio, abbiamo ancora pochi giorni di tempo a disposizione in realtà, non ce la facciamo più, abbiamo difficoltà a fare la spesa”, dice Crimì. Si spera in altri 20 anziani da assistere con retta a carico delle casse comunali, ma serve il bilancio di Previsione 2014 approvato con almeno 200 mila euro all’anno in più da caricare sul relativo capitolo. E anche su questo fronte i tempi non sembrano rapidi.

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