ENNA, A soli tre anni, una bambina avrebbe assistito ai rapporti sessuali dei nonni, con cui divideva la camera da letto, che, secondo la Procura, non si sarebbero fatti alcuno scrupolo di lasciarla osservare. Per questa ragione il pm Francesco Rio ha chiesto la condanna a un anno di reclusione ciascuno, pena sospesa, per una coppia di giovani nonni, poco più che cinquantenni, con l'accusa di corruzione di minore.La stessa Procura, però, ha escluso che la piccola possa essere stata mai coinvolta nei «giochi» dei due coniugi, sospetto che era stato adombrato all'inizio, ma poi caduto, sia in virtù delle ricostruzioni dei testimoni che hanno parlato con la ragazzina, che delle relazioni dei periti. Il Tribunale collegiale di Enna, presieduto dal giudice Giuseppe Tigano, ha dichiarato chiusa ieri l'istruttoria dibattimentale del processo per corruzione di minore e violenza sessuale a carico dei due anziani, dando la parola al pm per la requisitoria. Il pm Rio, dunque, ha escluso la seconda ipotesi di reato, ma chiesto la condanna per la prima.
La sentenza arriverà il mese prossimo. La storia sarebbe avvenuta in una casa popolare di periferia. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Impellizzeri e Carmelo Lombardo. Secondo quanto ricostruito da un'indagine della sezione crimini sessuali della squadra mobile, diretta dal vicequestore Giovanni Cuciti, la figlia era andata a lavorare fuori, affidando ai nonni la nipotina. Il caso venne fuori dopo una telefonata anonima agli assistenti sociali di un paese della provincia. Un'accusa circostanziata, con tanto di nomi e cognomi: la bimba - era in sintesi il racconto - assiste ai rapporti sessuali dei nonni e descrive tutto con parole irripetibili. La polizia ha prima interrogato gli assistenti sociali e poi è riuscita a risalire anche all'identità di chi aveva segnalato la faccenda, un uomo che s'era imbattuto nei racconti della bambina perché conoscente dei familiari. La sua compagna inoltre avrebbe chiesto spiegazioni alla nonna, che si sarebbe giustificata dicendo che la colpa era del marito. L'individuazione del testimone anonimo è avvenuta grazie a un'indagine tecnica - passata attraverso l'acquisizione dei tabulati - anche perché l'anonimo aveva semplicemente oscurato il numero di telefono, appartenente a una conoscente. I fatti risalgono al periodo fra aprile e maggio del 2009, anche se l'accusa di aver compiuto "atti sessuali in presenza della minore" è contestata in "data imprecisata". Dopo l'apertura dell'indagine, fu effettuata una perquisizione a casa dei nonni e un incidente probatorio, in cui la ragazzina - che poi è tornata a vivere con la madre - incontrò una neuropsichiatra infantile. Nel corso dei colloqui, avrebbe riferito vari elementi, fra cui la circostanza di aver visto i nonni "fare l'amore".