ENNA. Interrogatori serrati in Procura per l'inchiesta sui presunti abusi d'ufficio al Comune, per cui sono stati notificati dieci avvisi di garanzia a fine marzo.
Fra gli indagati figurano il sindaco Paolo Garofalo e il suo predecessore Rino Agnello, poi ex assessori, funzionari, componenti del nucleo di valutazione dell'ente e un docente dell'università di Catania. Sono stati interrogati dai pm quasi tutti gli indagati che ne hanno fatto richiesta. Ma alcuni non hanno chiesto l'interrogatorio, limitandosi a depositare memorie o chiedere nuovi atti. Garofalo - che tramite il suo legale, l'avvocato Augusto Sinagra del foro di Roma, ha chiesto di essere interrogato - sarà sentito per ultimo, il mese prossimo, anche se non si sa ancora quando, dopo che una prima data sarebbe slittata.
La scelta di interrogare Garofalo per ultimo non è dettata, dunque, da esigenze investigative, ma semplicemente dal fatto che sinora non è stato possibile per ragioni tecniche. Il sindaco, del resto, aveva detto pubblicamente che avrebbe chiesto "quasi certamente" l'interrogatorio, nel corso di una conferenza stampa, per chiarire la propria posizione. Adesso da fonti di Procura trapela che tutti coloro che hanno chiesto di essere interrogati sono già comparsi di fronte ai Pm che coordinano l'inchiesta, Ugo Rossi e Francesco Rio, tranne Garofalo, per cui la data è slittata.
Nella conferenza stampa, il sindaco non era voluto entrare nel merito delle accuse, per correttezza nei confronti di chi indaga. Non ha chiesto l'interrogatorio invece l'ex sindaco Agnello, che ha chiarito la propria posizione - per l'ipotesi di abuso che gli viene contestata - in relazione al ritiro della costituzione di parte civile al processo a carico di alcuni ex revisori dei conti, tramite una memoria del suo legale, l'avvocato Gaspare Agnello. Fonti vicine alla difesa, fra l'altro, avevano già fatto notare che l'ente poteva costituirsi parte civile solo nei casi di "danno di rilevante entità", per cui fu ritirata appena l'aggravante cadde; e che l'abuso non potrebbe sussistere, dato che non si era procurato alcun "vantaggio" a nessuno, visto che i revisori sono stati assolti; e se anche fossero stati condannati, poi l'ente avrebbe potuto far valere le proprie ragioni in sede civile, ipotesi scritta nella delibera.