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Enna: imprenditore truffa la banca, scatta l’inchiesta

ENNA. Una maxi-frode da un milione e mezzo di euro sarebbe stata commessa ai danni di una banca della provincia di Enna. Il protagonista sarebbe un imprenditore ennese, che da qualche tempo avrebbe anche dichiarato fallimento. Nonostante il suo status, sarebbe riuscito a incassare questa somma utilizzando delle "teste di legno", che per di più sarebbero state prive dei requisiti necessari per l'accesso al credito. A indagare sono i finanzieri del comando provinciale di Enna, diretti dal colonnello Giovanni Carlo Liistro, ma sull'inchiesta il riserbo è fittissimo. La "persona offesa" è un grosso istituto di credito nazionale, che - come tutte le più importanti banche - ha filiali anche nell'Ennese. L'imprenditore avrebbe messo in atto la frode, stando sempre a quanto comunicato dai finanzieri, grazie alla complicità del direttore della banca. In tutto, secondo le Fiamme Gialle, avrebbero concesso ben 50 finanziamenti a una pluralità di beneficiari, tutti dei prestanome dell'imprenditore e tutti presumibilmente (gli inquirenti ne sono convinti) consapevoli di ciò che stavano facendo. Non avrebbero avuto i requisiti patrimoniali e reddituali per accedere ai finanziamenti, e per questo sarebbe stato procurato un danno patrimoniale, decisamente importante, all'istituto bancario.
La stima finale, come detto, ammonterebbe a quasi un milione e mezzo di euro. L'inchiesta, condotta dagli uomini del nucleo di Polizia Tributaria, diretti dal tenente colonnello Giuseppe Carella, arriva nell'ambito delle azioni dei finanzieri destinate alla "tutela dei mercati finanziari". "È stata conclusa un'attività inerente i reati bancari", è la scarna informazione resa nota dal comando provinciale della Finanza, "nel corso della quale sono emerse una serie di gravi e reiterate irregolarità imputabili al direttore di una filiale ennese di un noto istituto bancario". In pratica il direttore, anziché vigilare perché non ci fossero problemi legati alla concessione dei prestiti, avrebbe consentito che l'imprenditore usasse dei prestanome.
Non è chiaro chi sia indagato, se il direttore, l'imprenditore, entrambi o anche i prestanome, che - da quanto si evince nella nota della Finanza - potrebbero aver avuto dunque parte attiva nel meccanismo di frode. Per il momento i finanzieri non hanno reso noto nient'altro. Non è la prima volta che in provincia di Enna vengono fuori frodi ai danni degli istituti di credito; ma l'ultimo precedente analogo risale a oltre dieci anni fa, ai danni di un'altra banca nazionale.

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