PIAZZA ARMERINA. Servirebbe urgentemente un nuovo svuotamento dei contenitori di raccolta del percolato delle due discariche dismesse di Muliano e Scalisa. E questo per evitare lo sversamento del liquido inquinante sui terreni circostanti, con conseguente danno ambientale. Un sopralluogo effettuato dai tecnici del servizio comunale Tutela ambientale avrebbe fatto emergere la presenza del liquido al livello del piano campagna.
Il percolato va prelevato e smaltito in impianti autorizzati e per questo sono state avviate dagli uffici comunali le analisi chimico-fisiche del liquido, affidate ad un laboratorio, mentre sono già in corso le procedure per dare incarico ad una ditta specializzata al prelievo, trasporto e smaltimento della sostanza inquinante. Nella discarica di contrada Muliano è stoccata una mole di rifiuti non quantificabile con precisione, probabilmente superiore ai 100 mila metri cubi. Il sito non è più utilizzato dal lontano 1995. Ma periodicamente è sempre necessario effettuare interventi di bonifica e manutenzione per ragioni di sicurezza. L’altra discarica dismessa, quella di contrada Scalisa, è rimasta in attività dal 1995 al 1999 e al suo interno viene valutata la presenza di circa 200 mila metri cubi di rifiuti. Qui il ripristino degli argini laterali e della recinzione in seguito ad una frana hanno comportato un’ingente impegno finanziario da parte del Comune.
Sere un milione e 600 mila euro per la messa in sicurezza di emergenza (Mise) dei due siti. Due progetti esecutivi erano stati preparati già nel 2009 da Sviluppo Italia, società in convenzione con la Regione, e a quanto pare dovevano essere consegnati al Comune. Poi agli uffici comunali non sarebbero mai arrivati. Circa 100 mila euro sarebbero a carico del Comune per le spese di progettazione e direzione dei lavori, mentre il resto dei soldi dovrebbero arrivare dal Drar, il dipartimento regionale delle Acque e Rifiuti. Le due discariche sono due vere e proprie macchine mangiasoldi per le casse comunali. Mediamente servono 200 mila euro per la cosiddetta gestione post mortem delle due aree: 40 mila euro per le opere di monitoraggio, 50 mila euro per il prelievo del percolato, il liquido tossico prodotto dai rifiuti con il passaggio delle acque piovane che inzuppano il terreno. Ma spesso il Comune deve correre ai ripari per rimettere a posto le strade di accesso, diserbare le aree per evitare incendi e affrontare emergenze contingenti, come nel caso di uno smottamento che due anni fa aveva fatto scattare una serie di lavori a colpi di ordinanza.