PIAZZA ARMERINA. Lo hanno chiamato Mattia, dal nome dello studente archeologo che per primo lo ha trovato tra lo stupore dei colleghi. Aveva dai tre ai cinque anni quando per motivi che ancora rimangono misteriosi ha finito i suoi giorni alla Villa Romana del Casale ed è stato seppellito sul posto. Scoperto lo scheletro di un bambino con molta probabilità risalente al medioevo. Gli studenti archeologi dagli atenei spagnoli di Cadice, Siviglia e Terragona, con i colleghi italiani dell'università La Sapienza di Roma e Kore di Enna, hanno praticamente adottato il piccolo, subito ribattezzato Mattia, lo stesso nome del giovanissimo archeologo dell'università di Agrigento che lo ha scoperto sotto alcune pietre. Una scena "drammatica", ma tragicamente tenera allo stesso tempo, se si pensa alla giovanissima vita spezzata così presto che viene restituita dal tempo. La Villa Romana non finisce mai di stupire. Viene ripetuto ogni volta da chi ha a che fare con il sito archeologico. E dopo mosaici, ceramiche, colonne e capitelli, ora dalle macerie emerge una storia che pone dei quesiti agli studiosi e suscita la curiosità di tutti, addetti e non ai lavori.
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