
Era alla guida della sua Alfa 156 nel viale delle Olimpiadi a Enna bassa, quando sopraggiunse una moto su cui era trasportato, senza casco, il povero Giuseppe Acciaro, 19 anni, che nell'incidente perse la vita. Era il 10 ottobre del 2008. Adesso il giudice monocratico Vittorio Giuseppe La Placa ha condannato a 6 mesi di reclusione, pena sospesa, il professore ennese Antonio Ferrarello. Il giudice ha disposto la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno e condannato l'imputato e l'assicurazione al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili, i genitori e il fratello del ragazzo, più una provvisionale.
L'udienza si è aperta con l'arringa dell'avvocato Giuseppe Gioia, difensore di Ferrarello, secondo cui l'imputato non ebbe alcuna responsabilità nell'incidente, e dunque l'accusa di omicidio colposo sarebbe insussistente. Il giudice entro i prossimi novanta giorni depositerà le motivazioni della sentenza, dopodiché inizieranno a decorrere i termini per il ricorso in appello, già annunciato dalla difesa. I familiari di Giuseppe, come detto, sono parte civile, assistiti dagli avvocati Piero Patti e Francesco Costantino. Legali che, al termine del dibattimento, non hanno voluto commentare.
L'assicurazione per la responsabilità civile invece è assistita dall'avvocato Gaetano Cantaro. Il mese scorso, a ricostruire la vicenda nei dettagli, nella sua requisitoria, è stato il Pm Marco Di Mauro, che ha ricordato la norma del codice della strada che impone di condurre la manovra di svolta nel più breve tempo possibile. E questo per la Procura rende l'imputato colpevole, nonostante la motocicletta su cui era a bordo Giuseppe procedesse a una velocità superiore al limite, nonostante la giovane vittima fosse priva del casco e nonostante il conducente della moto non potesse trasportare un altro passeggero perché non aveva 18 anni, dunque non era abilitato a trasportare passeggeri. «Chi crea una situazione di pericolo - ha detto il pm - risponde delle conseguenze provocate dalle condotte colpose di terzi. E il fatto che l'autovettura di Ferrarello fosse ferma non esclude l'esistenza del nesso causale». L'avvocato Gioia, nella sua arringa, invece ha sottolineato quanto è emerso in aula anche dalle perizie, che cioè l'auto era ferma, non violando nessuna norma del codice della strada. Ieri il legale, che nel corso del processo ha proiettato anche alcune immagini video per documentare l'innocenza del suo cliente, ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni. Quel maledetto giorno, si ricorda, a Giuseppe, un giovane molto conosciuto in città, la cui scomparsa ha provocato sgomento, avevano dato un passaggio in moto, per compiere solo un breve tragitto. Ma il suo tragico destino si consumò all'altezza di via delle Olimpiadi, nell'incrocio che porta a destra a Psicologia. Ora, sei anni dopo, c'è la sentenza di primo grado.
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