ENNA. «Sul martello vi erano tracce del dna dell'imputato». Ha risposto così un agente della squadra mobile all'avvocato Gianpiero Cortese, ieri al processo a carico di un operaio edile quarantenne di Enna. L'imputato, A.B., avrebbe aggredito ripetutamente la sua convivente e l'avrebbe sottoposta pure a violenze psicologiche, minacce e crudeltà, fra cui l'assurda morbosità di violentarla usando un martello. L'imputato, inoltre, l'avrebbe anche indotta a prostituirsi per usare i soldi giocando al "Gratta e Vinci".
Ieri è stato il giorno dell'esame degli ultimi testimoni, in attesa che venga depositata la perizia sulle intercettazioni telefoniche effettuate dalla polizia. Il 1 dicembre, giorno della prossima udienza, saranno interrogati i periti e fissato il calendario per le conclusioni. Intanto ieri, dopo l'interrogatorio del poliziotto, a salire sul banco dei testimoni è stato un amico di famiglia della coppia, che ha deposto come teste "a discolpa", citato dal difensore di A.B., e ha risposto che lui, ogni volta che andava a far visita alla coppia, li ha sempre visti andare d'amore e d'accordo e che non li ha mai visti litigare.
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