ENNA. Avrebbe abusato più volte della figlia adottiva di 8 anni, convincendola a non raccontare niente, perché altrimenti avrebbe ferito il «cuore della mamma»; e comprando il suo silenzio con piccole somme di denaro o regalini vari. Approderà in appello a Caltanissetta il processo a carico di un immigrato quarantaseienne, M.E., artigiano, che è stato condannato dal Gup di Enna con il rito abbreviato a 5 anni per violenza sessuale. A fare ricorso è stato l'avvocato dell'uomo, che ha contestato la sentenza sostenendo che non vi fossero prove sufficienti, specie perché la bimba sarebbe stata troppo piccola per rendere una corretta ricostruzione dei fatti; mentre la madre, sempre per la difesa, sarebbe caduta in contraddizione. In primo grado l'uomo è stato condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile, ovvero la madre, assistita dall'avvocato Francesco Tavella. Adesso si va in appello. Dell'imputato, oltre che ovviamente il nome, non si riporta neppure la nazionalità, per tutelare le persone offese, altrimenti identificabili in una città piccola come Enna. L'inchiesta è stata condotta dai carabinieri del comando provinciale di Enna nel luglio del 2012. Militari che poi, con la consegna del silenzio, hanno arrestato l'immigrato, il mese dopo. Secondo l'accusa, quando restava solo con la piccola ne avrebbe abusato sessualmente, costringendola a subire atti sessuali, palpeggiamenti, penetrazioni e baci in bocca. A sporgere denuncia è stata l'ex moglie, che si è presentata in caserma assieme alla figlia. La piccola ha cominciato a raccontare tutto, alla presenza di una psicologa e una traduttrice. Ha spiegato che inizialmente non aveva parlato perché lui le aveva detto di non farlo. Ha aggiunto che lui aveva comprato il suo silenzio con la promessa di regalarle un telefonino e dandole piccole somme. ALTRE NOTIZIE NELL'EDIZIONE DI ENNA DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA