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Piazza Armerina, crolli e cedimenti ma il suolo è solido

Un territorio sano e ideale dal punto di vista geologico, reso vulnerabile, però, dall'azione secolare dell'uomo. Il sottosuolo della città dei mosaici è in prevalenza sabbioso e composto di arenacee, non argilloso, dal punto di vista idrogeologico ed edile una situazione perfetta per costruire. Ed in effetti lo stato di salute dei quattro quartieri storici rimane solido. Permangono, invece, alcune puntuali aree più vulnerabili e a rischio a causa di interventi antropici che hanno sottovalutato e ignorato alcuni pericoli. Il caso della zona a monte della chiesa dell'Itria, nel quartiere Canali, è emblematico.

Nei secoli un vallone costituito da terra arenaria buona per costruire viene riempita da terreno di riporto. Chi comincia a costruire in quella zona lo fa sul terreno buono, togliendo il riporto e appoggiando le fondamenta in modo corretto sul manto sabbioso. Altri edificano sul riporto e poi «appesantiscono» i fabbricati con altre sopraelevazioni. E in quei casi si creano i punti deboli. Insomma tra tutte le abitazioni di quell'area ci sono delle «pecore nere» che hanno rovinato un patrimonio edilizio in molti casi ottimo. Le demolizioni a ridosso di via Golino hanno alleggerito il carico in alcuni punti. Rimangono alcuni punti critici nel sottosuolo, dove l'azione dell'acqua sul terreno di riporto e il peso di alcuni agglomerati provocherebbero graduali crepature. Il crollo di parte della chiesa di Santa Maria dell'Itria, però, ha avuto un impatto molto forte su questa fetta di centro storico, dove sono ancora troppi i puntellamenti sui muri, gli edifici inagibili e le incertezze di chi vi abita e ha visto azzerare il valore dei propri immobili. Altra area vulnerabile quella del costone sottostante la via Misericordia, nel quartiere Monte, dove lo scarico di terreno di riporto per secoli ha creato un grosso strato di terreno "non buono" sopra quello "buono" formato da arenaria.

 

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