ENNA. Un imprenditore ennese condannato in via definitiva per concorso esterno e due mafiosi a cui vengono inflitte delle condanne per estorsione. Si è chiuso così in Cassazione anche l’ultimo atto dell’inchiesta Caterpillar, che vedeva alla sbarra, tra gli altri, esponenti di Cosa Nostra ennese, di Caltagirone, Riesi e Messina: un vero e proprio maxiprocesso, con oltre quindici imputati, che si è svolto dinanzi al Tribunale di Enna, prima di frazionarsi nei gradi successivi. Passano in giudicato dunque la condanna a 3 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del giovane imprenditore Filippo Gangi e quelle a 8 e 9 anni per estorsione inflitte, rispettivamente, a Pietro Balsamo di Piazza Armerina e Sebastiano Gurgone di Valguarnera. La sentenza era stata annullata dalla Corte di Cassazione, poi era tornata in appello e qui era stata ridefinita, con il calcolo che adesso è stato reso definitivo dalla Suprema Corte. È una sentenza che per certi versi ha del clamoroso, specie per quanto riguarda Gangi, sinora incensurato. Eppure, secondo i giudici, avrebbe fatto da tramite per una richiesta di pizzo ai danni di un imprenditore della provincia di Catania. ALTRE NOTIZIE NELL'EDIZIONE DI ENNA DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA