ENNA. Un «incidente» figlio di una scorretta gestione del verde pubblico cittadino. È la considerazione del presidente provinciale dell'ordine degli agronomi Riccardo Perricone riguardo allo schianto dell'albero (cedro dell'Himalaya) di piazza Mazzini dei giorni scorsi e che fortunatamente non ha provocato particolari danni. Ma per Perricone si tratta però dell'ennesima tragedia sfiorata visto che negli anni si sono avuti altri incidenti di questo genere, come il pino d'Aleppo nella stazione di servizio Q8 a Pergusa, in Viale Diaz, al Pisciotto e il cipresso in Via Sardegna. Perricone chiarisce subito che le radici dell'albero erano sane. La causa dello schianto per l'azione del forte del vento che la pioggia e l'umidità che hanno appesantito le chiome e tutta la struttura. Il problema semmai per Perricone è perchè quel tipo di albero è stato previsto in piazza Mazzini. Secondo Perricone la scelta delle piante che si trovano in città fu dettata negli anni 60 da pura convenienza visto che la maggior parte del patrimonio arboreo è costituito da conifere, provenienti dai vivai della forestale e quindi più adatte ai boschi. Ed anche per la loro dimora è stata seguita una «mentalità boschiva» visto che si trovano a non più di 4 metri uno dall'altro mentre dovrebbero essere a non meno di 12. Inoltre questa tipologia di alberi che hanno già una età di non meno di 60 anni, raggiungono altezze considerevoli ed ad esempio in piazza Mazzini oscurano il patrimonio monumentale come le chiese di San Michele e il monastero. ALTRE NOTIZIE NEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA