ENNA. Anche se gestita da personaggi privi di particolare spessore criminale, i clan della provincia di Enna hanno riconquistato il proprio territorio. A volerlo, però, sarebbero stati i boss di Catania, appartenenti a Cosa Nostra e al clan Cappello, che intendono così ricompattare le fila dell'organizzazione criminale. È ciò che scrive, in sintesi, al Dia, nella sua relazione sul primo semestre del 2014, consegnata al ministero dell'Interno, che l'ha presentata al Parlamento. E un capitolo di quella relazione riguarda pure Enna.
«La realtà criminale della provincia di Enna continua a vivere una fase di transizione determinata dall'assenza di una vera e propria guida operativa - scrive la Dia - ove taluni personaggi dell'area catanese (…) stanno provando a esercitare una particolare pressione sul territorio, allo scopo di ricompattare le fila dell'organizzazione, decimata a seguito degli arresti e delle indagini che, nel tempo, si sono susseguite».
Secondo la Dia, che per Enna fa capo alla sede distrettuale di Caltanissetta ed è diretta dal colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Pisano, la riorganizzazione «ha portato alla riconquista del territorio da parte delle organizzazioni mafiose locali e al contenimento dell'influenza delle consorterie delle province limitrofe», che in passato avevano creato una specie di protettorato. «In tale contesto sono stati accertati l'avvenuta ricostruzione della famiglia di Leonforte e il ruolo aggregante assunto da un personaggio, ritenuto il responsabile provinciale di Cosa Nostra - si legge sempre nella relazione - recentemente tornato in libertà».
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