ENNA. «Mettere due panchette in uno spazio non ben identificato lo rende una sala d’attesa? Certo che no!». Inizia con queste parole lo sfogo raccolto da una delle tante mamme che ieri mattina, al secondo piano dell’ospedale «Umberto I», faceva la fila per vaccinare la sua bimba di tre anni.
«Questa è una zona di passaggio, di transito, dove si vede di tutto – alza leggermente il tono di voce Monica M., di Enna - tant'è vero che i bimbi, come la mia, sono costretti a vedere ogni volta degenti sulle sedie a rotelle, nella migliore delle ipotesi, ma anche doloranti in barelle che gli sfilano sotto gli occhi».
Alle 10,30 nella sala d’attesa, chiamata così impropriamente a sentire i genitori che attendono il turno dei loro figli per le vaccinazioni, c’erano tra adulti e piccini, almeno una ventina di persone che in piedi attendevano di accedere nel piccolissimo ambulatorio dove il dottore Franco Belbruno somministra i vaccini a bimbi di pochi giorni fino all’età di 13 o 14 anni.
Nella sala-corridoio una donna scopre il seno per allattare il suo bambino. «Non vedo altre soluzioni! – risponde stizzita Rossana G., 34 anni accompagnata dal marito –. In un ospedale nuovo e grande come questo non ci sono dei locali più accoglienti, che garantiscano un po’ di privacy a noi mamme ma soprattutto agiatezza ai nostri figli? Il servizio funziona bene ma il medico ci riceve in una stanzetta - ufficietto che sembra in perenne trasloco. Sembra un magazzino».
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