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Enna, il giudice dà torto al Miur: l'università romena di medicina è regolare

ENNA.  Non esiste un «caso Enna». Dopo lo scontro con il Miur e le accuse di illegittimità nei confronti dei corsi di medicina avviati da una università romena arriva una prima clamorosa decisione della magistratura. Quei corsi  possono proseguire regolarmente. Nè l'università Dunarea de Jos nè la sua interfaccia siciliana, il Fondo Proserpina guidato dall'ex senatore Pd Mirello Crisafulli, hanno violato alcuna norma italiana o europea. Lo scrive il giudice civile del tribunale di Caltanissetta, Gregorio Balsamo, che ha respinto il
ricorso del Miur condannato pure al pagamento delle spese di giudizio.

Ma netta è stata la posizione del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini: «i corsi Ateneo Enna restano non autorizzati». «L'ordinanza del Tribunale di Caltanissetta - ha spiegato all'ANSA - in merito alla legittimità del corso di laurea in medicina a Enna è misura cautelare e non entra nel merito. Resta ferma la nostra posizione a tutela della qualità della formazione dei nostri studenti: non c'è qualità senza accreditamento dei corsi di studio e nessun accreditamento è stato riconosciuto all'Università Rumena Dunarea de Jos Galati da parte del Ministero dell'Università italiana».

Il ministero aveva chiesto un provvedimento cautelare, in base all'art. 700 del codice di procedura civile, per «porre rimedio a una situazione di urgenza». L'obiettivo era quello di impedire il conseguimento del titolo accademico o la sua  «spendita in Italia». Ma il giudice non ha ritenuto che ne ricorressero i presupposti («periculum in mora» e «fumus boni iuris»). Il Miur, ha rilevato, non può neppure sostenere che le lauree dell'università romena aggirino le norme sugli accessi universitari e abbiano una «refluenza sul sistema italiano delle quote». L'università romena inoltre non avrebbe violato la convenzione di Lisbona che «disciplina non le condizioni per l'attivazione di corsi di laurea in uno dei Paesi aderenti da parte di un Ateneo di altro Stato, ma le condizioni per il
riconoscimento dei titoli di studio».

«La decisione è giusta. Dimostra che il giudice ha studiato il caso con serietà prima di decidere» è il commento a caldo dell'avvocatessa Anna Lucia Valvo, che ha assistito il fondo  Proserpina. L'altro difensore, Augusto Sinagra, si era già scagliato contro il Miur e il ministro Stefania Giannini puntando il dito contro le «baronie mediche che hanno sfregiato le università italiane».

La decisione del giudice di Caltanissetta impone ora una riflessione, dicono le organizzazioni studentesche Link e Onda, «sul tema degli sbarramenti all'accesso ai corsi di studio che si dimostrano essere un sistema iniquo e inaccettabile». Mirello Crisafulli, grande sponsor dell'iniziativa, affida la sua soddisfazione a una secca considerazione: «Questa decisione fa prevalere il diritto sulle opinioni».

Malgrado le diffide del Miur i corsi dell'università romena non si sono fermati ma il caso ha provocato un terremoto a Enna. Mentre la  Procura ha aperto un'inchiesta che ipotizza vari reati - dall'abuso d'ufficio al falso per soppressione - l'università Kore è stata trascinata nella bufera pur reclamando la sua  estraneità al caso dei contestati corsi di medicina. In effetti, ha riconosciuto il giudice Balsamo, tra il fondo Proserpina e l'Ateneo non c'è alcuna relazione.

A farlo pensare era stata la concomitanza tra le polemiche sui corsi di medicina e un'inchiesta della Procura che ipotizzava nei confronti della fondazione Kore un caso di malversazione. Ma il tribunale del Riesame non solo ha escluso la sussistenza di reati ma ha anche dissequestrato i fondi dell'università. Finora dunque la cittadella universitaria di Enna ha resistito all'assedio. La Kore va avanti - oggi ha inaugurato una nuova biblioteca di 9 mila metri quadrati - e anche i corsi di medicina dell'università romena possono proseguire.

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