ENNA. Il tribunale di Enna ha dato pratica applicazione alla legge "salva-suicidi". E lo ha fatto concludendo nel migliore dei modi il caso di un dipendente pubblico che si era indebitato per 200 mila euro. I suoi legali hanno dimostrato che il debito era stato assunto per far fronte a esigenze improrogabili della famiglia. Da qui l'applicazione della legge n. 3/2012 la cosiddetta salva-suicidi. L'impiegato si è trovato, senza colpa, a fronteggiare rate per complessivi 1.897,25 euro mensili. Mentre poteva contare su un introito lordo di circa 2 mila euro. Il debito è stato assunto per la improrogabile necessità di provvedere ai propri familiari. Le esigenze di lavoro lo hanno costretto a spostare più volte la propria residenza e nel mentre la moglie, una casalinga, si è ammalata. Il debitore ha dovuto pure fronteggiare le spese di studio dei due figli. Un quadro finanziariamente più che preoccupate che si è sviluppato dopo l'accensione e la rimodulazione di un mutuo, prima per l'acquisto della casa di abitazione e poi per la sua ristrutturazione. Il dipendente è stato difeso dagli avvocati Giuseppe Fussone e Luisa Di Vita che hanno chiesto l'applicazione del Piano del Consumatore. Questo permette di abbattere l'ammontare complessivo dell'importo anche senza il consenso dei creditori. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE