ENNA. È botta e risposta a distanza tra il collaboratore di giustizia Nino Mavica e Sebastiano Gurgone, in carcere per mafia, sulla presunta presenza, all’interno di Cosa Nostra ennese, di un assistente della penitenziaria, Salvatore Gesualdo, attualmente alla sbarra per associazione a delinquere di stampo mafioso. Gurgone, da cui Mavica sostiene di aver saputo che ad Enna - oltre al giovane, ma già «storico», boss, Giancarlo Amaradio - «c’era pure un certo Salvatore», nega tutto. Lo ha fatto deponendo come testimone, citato dal difensore di Gesualdo, il penalista Michele Baldi, dinanzi al Tribunale collegiale di Enna, presieduto da Francesco Paolo Pitarresi e composto a latere dai giudici Alessandra Maira e Marco Minnella. La deposizione di Gurgone è stata assistita dal suo difensore di fiducia, il penalista piazzese Sinuhe Curcuraci. Alla sbarra, assieme a Gesualdo, c’è anche il boss Amaradio, difeso dall’avvocato Giovanni Palermo. L’accusa per entrambi è associazione mafiosa e tentata estorsione ai danni di una discoteca di Pergusa. Dunque Gurgone ha detto di non conoscere «nessun Salvatore Gesualdo» e di aver incontrato Mavica solo in carcere al Pagliarelli, quando erano entrambi detenuti lì nel 2001. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE