VALGUARNERA. Secondo la Procura, avrebbe architettato una maxi-truffa da due milioni e mezzo di euro ai danni di numerosi risparmiatori valguarneresi. Per questo il Pubblico ministero Francesco Lo Gerfo ha chiesto 6 anni e 4 mesi di reclusione per Salvatore Sammarco, ex direttore dell’ufficio postale, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Sammarco è sotto processo a piede libero con il giudizio abbreviato. La sentenza è attesa per il 14 marzo, dal Gup Vittorio La Placa. Ma prima, quello stesso giorno, si attende l’arringa dell’avvocato dell’ex direttore. In aula si sono costituite parte civile Poste Italiane e due associazioni di consumatori, Codici Onlus e Codici Sicilia, assistite entrambe dall’avvocato Nino Cammarata. Non si sono costituite invece le altre persone offese che erano state indicate dalla Procura, alcune delle quali erano state presenti alla prima udienza preliminare. Il direttore è rimasto per poco meno di due mesi in stato di custodia cautelare ai domiciliari, lui che fu arrestato (ormai due anni fa) dai carabinieri della stazione di Valguarnera e della sezione di Polizia giudiziaria della Procura di Enna, in quella che gli investigatori hanno battezzato operazione “Replay”. Le ipotesi di reato formulate dalla Procura sono peculato, truffa aggravata, falso e uso abusivo di sigilli. Per il funzionario, va ricordato inoltre, il titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Francesco Rio, nel corso delle indagini aveva chiesto la custodia cautelare in carcere; ma a evitare al direttore di finire dietro le sbarre è stato, secondo quanto fu scritto nell’ordinanza del Gip, la scelta difensiva di confessare tutto e rassegnare le dimissioni. Le indagini sono partite dalla segnalazione dell’Ufficio Tutela Aziendale – Fraud Management di Poste Italiane, l’ufficio che si occupa dei sospetti di illeciti. Dal 2008 alla fine del 2013, Sammarco, anche in periodi successivi alle sue dimissioni, sarebbe stato l’autore di una maxi truffa ai danni dei risparmiatori, per lo più anziani, che si affidavano a lui per investire il denaro. Approfittando della fiducia dei clienti, avrebbe dato loro dei moduli di sottoscrizione di fondi apparentemente autentici; che, muniti di timbro dell’ufficio postale e firmati dallo stesso direttore, avrebbero dato alle vittime la convinzione che fosse tutto in regola. E poi, dopo avere incassato le somme, avrebbe stornato le cifre su conti correnti nella sua disponibilità, prelevando il denaro e facendone sparire le tracce.