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Agricoltore ucciso a Barrafranca, ergastolo per un indagato

ENNA. Ergastolo per Giuseppe Tambè e proscioglimento per il figlio Alessandro, assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Si è chiuso così il processo d’appello «ter» per l’omicidio di Giuseppe Nicolosi, l’agricoltore di 49 anni morto il 5 luglio 2006, sei giorni dopo aver subito un agguato a colpi di fucile davanti alla sua proprietà di contrada Creti, nella periferia di Barrafranca.

La Corte d’assise di appello di Catania ha depositato la sentenza con cui proscioglie Tambè junior da ogni responsabilità sull’omicidio, che invece ha visto condannare all’ergastolo suo padre; i cui legali, gli avvocati Paolo Giuseppe Piazza, Giovanni Aricò e Salvatore Catania Milluzzo, tuttavia, già si preparano a ricorrere in Cassazione.

Il figlio, in sostanza, secondo i giudici non ha aiutato il padre né ad organizzare né a commettere l’omicidio, ma al massimo lo ha aiutato in un momento successivo; e dunque viene escluso così ogni suo coinvolgimento nel delitto. A quel punto, poi, un ipotetico aiuto dato al padre successivamente all’omicidio, non costituisce reato (proprio perché la persona «aiutata» è suo padre).

Secondo fonti vicine alla difesa di Alessandro Tambè, insomma, non si tratta di una «assoluzione piena», e per questo gli avvocati non ci stanno e per questo, pure per lui, già si preparano a impugnare nuovamente la sentenza in Cassazione.

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