NISSORIA. L’ultimo clan di Cosa Nostra leonfortese, sgominato l’altro ieri con l’operazione antimafia «Good Fellas», condotta dagli agenti della squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte, sotto il coordinamento della Dda di Caltanissetta, voleva organizzare un’estorsione anche ai danni del sindaco di Nissoria Armando Glorioso.
Avrebbero voluto imporgli l’assunzione di un parente del leonfortese Walter Frasconà, uno degli otto arrestati. Ma tutto sarebbe fallito a priori. A parlare del tentativo sarebbe proprio Frasconà con lo zio Salvatore Cutrona, presunto mafioso ucciso a Raddusa la mattina di Pasqua del 2015. I due si trovavano in macchina mentre erano intercettati. A parlare con Glorioso era stato proprio l’aspirante lavoratore, che gli aveva chiesto di assumerlo nell’azienda della sua famiglia, due anni fa. Ma quando Frasconà racconta tutto allo zio, lui gli risponde di non poterci andare, da Glorioso, perché era «vistutu di Patri Piu»: in quel momento, in pratica, Glorioso aveva appena subito un atto intimidatorio e lui, evidentemente con rammarico per il clan mafioso, non si era piegato. Il sindaco, anziché cercare «l’amico buono», come fanno storicamente le vittime di avvertimenti di stampo mafioso, ha scelto lo Stato, rivolgendosi alla polizia e denunciando tutto.
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