LEONFORTE. «Siamo al fianco della vittima. Ci siamo costituiti parte civile, come sempre, contro le organizzazioni mafiose». Così Renzo Caponetti, presidente dell’associazione antiracket e antiusura «Giordano» di Gela e coordinatore regionale della «Fai», la Federazione delle associazioni antiracket, ha annunciato la costituzione di parte civile, avvenuta ieri, al processo «Homo Novus 2», con 8 imputati, tra cui il boss di Leonforte Giovanni Fiorenza detto «sacchinedda», il figlio Alex detto «u stilista», entrambi già condannati in via definitiva per associazione mafiosa, Giuseppe Viviano detto «Pippu u catanisi», Mario Armenio detto «l’olandese» e il leonfortese Angelo Monsù. Vi sono poi altre tre persone, indagate sin dall’inizio a piede libero. Sono tre insospettabili. Uno fa l’imprenditore edile ed è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, gli atri due sono proprietario e dipendente di un’ottica, accusati di concorso in estorsione. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ones Benintende, Giovanni Palermo, Antonio Impellizzeri, Mario Brancato e Giuseppe Greco.