ENNA. In primo grado il Tribunale di Enna lo ritenne colpevole di aver fatto prostituire la compagna – per 50 euro, con cui giocare al «gratta e vinci» – di averne abusato sessualmente, di maltrattamenti e sevizie, come la morbosità di violentarla usando un martello. Adesso però A.B., operaio ennese di 42 anni, vede ridurre la pena da sette a sei anni, perché si sono prescritti i reati di maltrattamenti, lesioni e sfruttamento della prostituzione. È stato accolto in parte, dunque, l’appello presentato dal difensore del manovale, il penalista Gianpiero Cortese del foro di Enna, che adesso si prepara a ricorrere in Cassazione, contestando, tra l’altro, l’aggravante di aver compiuto una violenza sessuale, ai danni della compagna (l’aggravante, ha sostenuto il legale, sarebbe una legge entrata in vigore dopo i fatti).
La sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta ha dichiarato estinti per prescrizione vari reati. In primo grado, ormai tre anni fa, la prima sentenza era stata emessa dal Tribunale collegiale di Enna. È stato il racconto della donna a rivelare tutti i retroscena, anche i più scabrosi. Durante l’indagine, la polizia rinvenne tracce del dna della vittima sul martello usato dall’operaio.