AGIRA. Il 2010 fu un anno al calor rosso per i dipendenti del servizio di igiene ambientale, addetti alla raccolta dei rifiuti solidi urbani nel territorio comunale, costretti a scioperare più volte per chiedere il rispetto dei propri diritti di lavoratori.
Nel periodo tra marzo e dicembre gli operatori ecologici scesero ripetutamente sugli scudi, rivendicando il pagamento degli stipendi arretrati, il diritto a una regolare retribuzione, e migliori condizioni di lavoro, ivi compreso il poter operare utilizzando mezzi efficienti, circostanza che non sarebbe stata affatto scontata. Nonostante questo in ventuno – tutti appartenenti al cantiere di Agira dell’Ato rifiuti – sono finiti sotto processo, imputati per interruzione di pubblico servizio, proprio in relazione a quegli scioperi.
Il rovescio della medaglia, infatti, a ogni sciopero era un’emergenza provocata dal degrado: cassonetti stracolmi e strade sporche, fino a quando – al massimo dopo qualche giorno – gli operatori non tornavano al proprio posto a lavorare. Il giudizio di primo grado si era chiuso nel 2015, quando il giudice monocratico del Tribunale di Enna Giuseppe Tigano ha assolto con formula piena tutti gli imputati.
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