ENNA. La Corte di Cassazione ha definitivamente disposto la confisca dei beni – mobili e immobili, terreni e titoli, dal valore stimato in 10 milioni di euro – appartenenti o riconducibili a Salvatore Seminara, imprenditore agricolo di sessantanove anni, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ritenuto il boss provinciale di Cosa nostra ennese, colui che dalla metà degli anni Duemila avrebbe rimesso in moto i clan decapitati dalle indagini delle forze dell’ordine. L’atteso verdetto segna la fine del caso riguardo alla confisca, giunta al termine di una brillante indagine patrimoniale condotta alla Dia di Caltanissetta e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Enna. Anche grazie al «denaro sporco» proveniente da attività mafiose (nonostante al processo in cui lo hanno condannato non fosse accusato di estorsione o di altri cosiddetti «reati fine» dell’associazione mafiosa), secondo gli inquirenti, «zio Turi», come è soprannominato Seminara, avrebbe accumulato un piccolo impero.