LEONFORTE. Secondo la Dda di Caltanissetta, il clan leonfortese di Cosa Nostra capeggiato da Giovanni Fiorenza, sgominato dalla polizia nel 2013, avrebbe avuto a disposizione un insospettabile costruttore edile, il cinquantenne Antonino Ipsale, a segnalare i lavori più consistenti e mediare con gli altri imprenditori. E inoltre, la cosca, avrebbe tentato di controllare l’apertura di nuove imprese, impedendo, per favorire un «amico», l’agirino Orazio Gabriele Zito, 52 anni, titolare di una delle attività di ottica leonfortesi, l’apertura di un’altra attività in paese. Per questo saranno processati in 8, dinanzi al Gup di Caltanissetta David Salvucci, nel secondo troncone dell’inchiesta «Homo Novus», condotta dalla sezione di Pg del Commissariato. Gli imputati ieri mattina hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che si svolgerà il prossimo 18 aprile. Cinque sono i componenti del clan: il boss Fiorenza, detto «u sapienti», il figlio Alex «u stilista», Giuseppe Viviano «u catanisi», Mario Armenio «l’olandese» e Angelo Monsù. Altri tre, invece, sono indagati sin dall’inizio a piede libero: si tratta di Ipsale, appunto, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa; di Zito e di un dipendente della sua ottica, Dario Rossello di 35 anni, accusati di concorso in estorsione.