ENNA. «Avevamo rapporti di lavoro e c’erano dei normali scambi di denaro. Non era un’estorsione». Ha negato ogni addebito Eduardo Mazza, 45 anni, uno dei due ennesi arrestati nell'operazione «Capolinea», con cui gli agenti della Squadra mobile di Enna venerdì scorso hanno scoperto le estorsioni di cui sarebbe stato vittima un imprenditore edile, impegnato nei lavori di posa della fibra ottica in varie città della Sicilia centro-orientale, a cui il clan ennese di Costra Nostra avrebbe imposto il pagamento del pizzo a tutte le cosche dei paesi dove lavorava.