ENNA. Assoluzione piena e definitiva per Tommaso Fascetto che nel 2011 era stato arrestato con l’infamante accusa di avere ridotto in schiavitù, procurandole lesioni aggravate, una donna romena. Sette anni infernali per l’imprenditore agricolo, residente a Capizzi in provincia di Messina, che non ha fatto in tempo a godersi l’assoluzione perché è morto prima che la sentenza diventasse definitiva. «Sono soddisfatto dell’esito - commenta l’avvocato Filippo Mazzara Bologna difensore di Facetto - ma anche amareggiato perché l’esito di questa vicenda è arrivato tardivamente». Adesso i familiari stanno valutando di fare ricorso per ottenere il risarcimento per ingiusta detenzione.
I fatti risalgono alla fine di giugno del 2011 quando i carabinieri di Assoro arrestano Fascetto ad Agira in contrada Buffa dove l’uomo aveva la sua azienda agricola. L’arresto viene convalidato e solo a metà luglio 2011 l’uomo potrà lasciare il carcere su disposizione del Tribunale del riesame ma senza potersi allontanare da Capizzi. Solo nel dicembre successivo ritornerà libero per la sopravvenuta cessazione delle esigenze cautelari.
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