MILANO. Lì sotto è notte anche in piena mattina. Quel corpo, o meglio i resti di quel corpo, erano difficili da vedere se non avvicinandosi molto. Lo ha fatto ieri mattina, dopo chissà quanti mesi o anni di indifferenza, una clochard che cercava riparo nell'ex deposito ferroviario tra viale Lunigiana e via Sammartini, a Milano, uno spazio abbandonato a cui si accede da un sottopasso.
Accanto a una coperta, schiacciato da una coltre di muffa, smog e sporcizia, c'era lo scheletro di un uomo. Non è stato ancora possibile identificarlo con certezza ma tra le bottiglie vuote e i ricordi di un giaciglio di fortuna, è stata trovata la carta d’identità di Umberto Barresi, un uomo che oggi avrebbe 74 anni e di cui si sono perse le tracce nel giugno 1991. Gli investigatori della Squadra mobile ritengono che possa essere lui ma attendono gli esiti dei test.
Alto 1.64, i suoi segni distintivi sono una cicatrice al naso e una alla guancia destra, è originario di Aidone ma frequentava Milano e spesso dormiva all'Istituto Giovanni Ferrara per persone in difficoltà; nella sua scheda pubblicata sul sito di "Chi l’ha visto?" dopo una puntata del 2009, si legge che a «causa di gravi problemi di schizofrenia manifestati fin dalla giovinezza non aveva mai lavorato, né si era formato una famiglia» e che «frequentemente viaggiava per treno e si sostentava attraverso la pensione dei genitori».
Se davvero quel corpo è di Barresi potranno dirlo solo l'autopsia e gli altri accertamenti previsti in questi casi. La Scientifica della polizia si avvale anche della collaborazione di Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che si è occupata del caso di Yara Gambirasio e che dirige il Labanof di Milano (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense). Un centro fondato per il recupero e lo studio di resti umani e che tra le sue attività di studio ha proprio la ricerca dei cadaveri senza nome.
Lo scheletro è integro ma a causa del tempo trascorso e dell’ esposizione ad animali, risulta leggermente disassemblato. Vicino ai resti ci sono anche tracce di annerimento che sembrano compatibili con un piccolo incendio ma non è escluso che fosse un fuoco acceso per riscaldarsi.
Dai primi rilievi non risultano segni di violenza e secondo la polizia è possibile che si tratti di una morte naturale. Il ritrovamento è avvenuto in un punto defilato dell’ex deposito (uno stanzone vuoto dove ci sono anche i tubi del vecchio impianto di riscaldamento della stazione Centrale) ma che è facilmente raggiungibile dai senzatetto della zona.
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