Ieri mattina il Papa aveva pronunciato le sue prime parole della visita siciliana proprio a Piazza Armerina, città dell’entroterra ennese resa famosa dai mosaici della Villa del Casale; aveva parlato delle «diverse problematiche che limitano la serenità di questo territorio». Dodici ore dopo un gambiano di 23 anni, Jallow Salife, da due in Italia e ospite di una comunità gestita dall’associazione Don Bosco, è stato pestato a sangue, prima da un giovane, più o meno suo coetaneo, che gli ha stretto le mani intorno al collo e poi da altri due ragazzi che hanno sferrato calci e pugni in ogni parte del corpo. Il migrante, col viso tumefatto, sanguinante, i denti rotti, ha attraversato il paese nell’indifferenza della gente ed è arrivato da solo al commissariato. I poliziotti l’hanno accompagnato il ospedale e poi hanno chiamato la responsabile del centro, Samantha Barresi. Ed è proprio la donna - che ha sporto formale denuncia - a raccontare quanto accaduto. «In questi giorni - dice - alla villa Comunale ci sono alcuni stand per le degustazioni e Jallow era uscito con un suo amico per fare una passeggiata da quelle parti. Verso le 21.30 si era allontano dall’amico per fare una telefonata, quando un ragazzo, dall’apparente età di 25-27 anni, lo ha aggredito stringendogli in collo e buttandolo a terra. Sono sopraggiunti altri due che hanno cominciato a sferrare calci e pugni e l’hanno lasciato a terra sanguinante, senza che nessuno lo aiutasse. Nelle condizioni in cui l’avevano ridotto non era neanche in grado di parlare. «Non è la prima volta - sottolinea - che succedono atti di razzismo a Piazza Armerina. Tutto fa pensare che ci sia un gruppo che intimidisce i migranti». Il giovane aggredito, nel suo paese faceva il sarto. Nei due anni trascorsi in Italia ha frequentato un percorso di alfabetizzazione e oggi è inserito in un progetto di lavoro in sartoria. Pur essendo musulmano, Jallow, insieme ad altri migranti del centro, ieri mattina era stato a vedere e sentire Papa Francesco. Di buon mattino aveva preso posto, assieme ad altri migranti dei tre centri gestiti dalla Don Bosco, lungo una strada principale dove Bergoglio sarebbe passato. Il Papa aveva rallentato quando aveva visto quel gruppo di persone di colore. I migranti, grazie al lavoro dei pasticceri del centro dove alloggiano, avevano preparato e portato al Papa una torta lunga due metri con su disegnato due mani che si toccano, una bianca e una nera.