Il Tribunale di Enna, presidente Francesco Paolo Pitarresi , ha condannato, a 15 anni e e 4 mesi di carcere Salvatore La Delia 69 anni, presunto esponente del clan di Cosa Nostra, che insieme ad un gruppo di appartenenti al clan Santapaola-Ercolano e dei Cappello-Bonaccorsi imponevano il pizzo ad un imprenditore ennese che effettuava lavori di posa della fibra ottica nelle province di Catania e Siracusa ed in alcuni quartieri della città etnea. Il gruppo era stato sgominato da una operazione della Polizia coordinata dalla Dda di Caltanissetta, denominata «Capolinea» nel marzo del 2018. Insieme a La Delia il Tribunale, Pm Roberto Condorelli della Ddda nissena, ha condannato con rito abbreviato condizionato, Eduardo Mazza di Enna, 48 anni, alla pena di 6 anni e otto mesi di reclusione e 4 mila euro di multa, Antonio Salvatore Medda, 46 anni nato ad Enna ma residente a Catania, a 6 anni di reclusione e 4 mila euro di multa e Filippo Scalogna, ritenuto un personaggio di spicco di Cosa nostra etnea, ad 8 anni di reclusione e 2000 euro di multa. Tutti e 4 i condannati sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici mentre La Delia, al termine della reclusione, dovrà poi scontare tre anni di libertà vigilata. La sentenza ha escluso l’aggravante dell’associazione mafiosa, mentre per gli altri 3 indagati, arrestati sempre nel marzo del 2018, Giuseppe Calogero Balsamo, 60 anni, di Catania, Angelo Tomaselli, 54 anni, di Catania, Antonio Privitelli , 36 anni di Caltagirone è in corso il processo con rito ordinario. Il sistema era quello della «messa a posto». I condannati chiedevano il pizzo agli imprenditori e garantivano che nei cantieri non ci fossero furti. Le somme da corrispondere andavano dai 600 euro mensili agli 8 mila una tantum.