Villarosa, ucciso e dato in pasto ai maiali: attenuante del "delitto d'impeto" per il killer ergastolano
Condannato all’ergastolo per la 'lupara bianca' dell’autotrasportatore Giuseppe Bruno, scomparso nel maggio del 2004, Maurizio Giuseppe Nicosia potrebbe lasciare il carcere tra pochi anni. La Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso della difesa e ha riconosciuto l’attenuante del delitto d’impeto, mentre in primo e secondo grado all’imputato era stata contestata l’aggravante dei futili e abietti motivi. La vittima è stata uccisa al culmine di una lite per un prestito di cui pretendeva la restituzione; il corpo poi sarebbe stato fatto a pezzi a dato in pasto ai maiali. L’arrestato rispondeva di associazione mafiosa - accusa che è caduta - e omicidio aggravato dai futili e abietti motivi. La Cassazione ha rinviato alla Corte d’appello di Catania per la rideterminazione della pena che, per l’ipotesi dell’impeto, è dai 21 ai 25 anni, alla pena andrà poi sottratto un terzo, perché Nicosia in primo grado aveva scelto il rito abbreviato e potrà usufruire di ulteriori 3 anni per l’indulto del 2006. Nicosia era stato arrestato nel 2017 e potrà ulteriormente godere dello sconto per l’eventuale buona condotta. Bruno, cinquanta anni, sposato e padre di 4 figli, residente nella frazione Cacchiamo di Calascibetta, aveva da poco tempo rilevato una tabaccheria a Villarosa ed era scomparso nel primo pomeriggio dalla rivendita, lasciando tutti i suoi oggetti personali. Le indagini, archiviate e riaperte per ben 3 volte, avevano accertato che l’uomo si era recato nella masseria di Maurizio Nicosia con la sua Jeep, ritrovata dai familiari due giorni dopo la scomparsa parcheggiata nell’area di sosta Santa Barbara dell’A19. Il proprietario della masseria aveva ammesso di avere ricevuto la visita di Bruno, sostenendo che era andato via pochi minuti dopo. Le indagini erano state riaperte nel 2015 dalla Dda di Caltanissetta sulla base delle rivelazioni del pentito Santo Nicosia, cugino di Maurizio. Bruno aveva chiesto il saldo di un prestito da 90 mila euro concesso a un familiare di Maurizio Nicosia e ci sarebbe stata una violenta discussione al culmine della quale il pregiudicato lo aveva strangolato con una corda. Il cadavere sarebbe stato in seguito fatto a pezzi a dato in pasto ai maiali.