Per il depuratore di Mammafiglia, eterna incompiuta di Nicosia, centro della provincia di Enna, arrivano i fondi: obiettivo farlo entrare in funzione dopo 40 anni. La storia del depuratore parte da molto lontano. Il finanziamento erogato dal ministero della Transizione ecologica arriva grazie all’Accordo di programma per la realizzazione di interventi di miglioramento del servizio idrico ed ammonta a un milione 237 mila euro. Il progetto ha l'obiettivo di mettere finalmente in funzione il depuratore, l’unico della città di Nicosia. Era il 1979 quando l’assessorato regionale Territorio e Ambiente concesse un primo finanziamento di 300 milioni di lire per la costruzione del depuratore, nel 1981 arrivò un secondo contributo di 650 milioni di lire, integrato con fondi comunali, che portarono lo stanziamento complessivo a circa un miliardo di lire. I lavori vennero consegnati nel 1984 e completati nel 1991. Nel 1993 arrivò il collaudo statico, ma nel frattempo morì il presidente della commissione collaudo e nel 1991 il Comune chiese all’Arta la nomina di un nuovo presidente. Nel 1992 arrivò la nomina e nel 1996 anche la relazione di collaudo e gli atti contabili e progettuali, ma l’Ispettorato regionale tecnico, nel 1997, li ritenne insufficienti. Nel 1998 l’assessorato nominò un altro tecnico che si dimise nel 1999. Tutto rimase bloccato fino al 2011 quando l’Arta attivò una conferenza di servizi e nominò un nuovo collaudatore dell’opera, che nel 2013 con una nota, al Comune e all’Assessorato, segnalò l’impossibilità di redigere il collaudo tecnico amministrativo perché non era riuscito ad ottenere la documentazione necessaria. Si dimise. A settembre 2016 l’ultima conferenza di servizi espresse la necessità di chiudere l’iter, anche con un eventuale collaudo negativo, per trasferire l’impianto ad AcquaEnna, in modo da verificare, anche mediante ricerca di fonti di finanziamento, la funzionalità dell’impianto o in alternativa l’attivazione di un altro depuratore. A gennaio del 2017 il sindaco Luigi Bonelli prese atto delle dimissioni del collaudatore e nominò al suo posto il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Antonino Testa Camillo, che nella sua relazione scrisse che i lavori di costruzione del sistema di depurazione delle acque reflue dell’abitato di Nicosia, dato l’esito negativo delle operazioni ed accertamenti effettuati, non erano collaudabili. Collaudo che avrebbe potuto solo essere negativo perché la struttura non era collaudabile perché obsoleta e troppo danneggiata dal tempo e dal mancato utilizzo. Quel collaudo negativo sbloccò l’iter di affidamento dell’impianto ad AcquaEnna, la società che gestisce il servizio idrico integrato nel territorio ennese, che quindi ha potuto lavorare al progetto, redatto ormai da tempo, ma adesso finalmente inserito fra quelli finanziabili e per il quale si aspetta solo il decreto di finanziamento.