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Delitto Matteuzzi, Padovani si schierò contro la violenza sulle donne quando giocava a Troina

L'ex calciatore partecipò ad una campagna sui social della società sportiva in cui appariva con la fascia da capitano davanti al messaggio

Nella combo Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani

Il pm Domenico Ambrosino ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere per Giovanni Padovani, l’ex calciatore della Sancataldese, accusato di omicidio aggravato dallo stalking nei confronti dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi, martedì sera (23 agosto) in via dell’Arcoveggio a Bologna. L’udienza è stata fissata davanti al Gip Andrea Salvatore Romito per domani mattina, l’indagato è difeso dall’avvocato Enrico Buono.

In mattinata è stato conferito al medico legale Guido Pelletti l’incarico per l’autopsia, esame che comincerà domani pomeriggio. La difesa ha nominato come consulente di parte Giuseppe Fortuni.

Nel 2021 Padovani testimonial di una campagna contro la violenza sulle donne

Intanto si apprende che Giovanni Padovani a novembre 2021 aveva condiviso sui social una campagna contro la violenza sulle donne della squadra di calcio in cui giocava all’epoca. Il 25 novembre 2021, giornata internazionale sul tema, aveva rilanciato su Instagram un messaggio del Troina Calcio, dove appariva lui, con la fascia da capitano, davanti al messaggio «Stop violenza sulle donne. Il Troina Calcio dice no alla violenza di genere e in genere!».

Il ministro Cartabia dispone accertamenti

Quasi un mese è trascorso tra la denuncia per stalking presentata da Alessandra Matteuzzi ai carabinieri, il 29 luglio, e il suo omicidio, la sera di martedì 23 agosto. Questo lasso di tempo, durante il quale non sono stati assunti provvedimenti a carico dell’ex compagno Giovanni Padovani o a protezione della donna, sarà al centro degli approfondimenti avviati dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Che ha chiesto agli uffici dell’Ispettorato di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando, all’esito, valutazioni e proposte».
Obiettivo è capire se si poteva fare di più per prevenire l’ennesimo femminicidio, come sostiene la famiglia della vittima. Ma per il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, «in questa vicenda non si può affatto parlare di malagiustizia». «La denuncia - ha ricostruito Amato al Gr1 Rai - è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto». Dalla denuncia, secondo Amato, «non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto».

L'arcivescovo di Bologna: «Tragico evento che scuote le coscienze»

«È un tragico evento che scuote Bologna, l’Italia e le nostre coscienze e ci chiede di non restare indifferenti davanti ai casi di femminicidio e alle varie forme di violenza di cui molte donne sono quotidianamente vittime, spesso in maniera silenziosa. Questo dramma ripropone urgentemente la necessità di un’azione etica, culturale e pure di prevenzione, che coinvolge certamente le Forze dell’Ordine ma anche tutta la comunità». Lo dice l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi, intervenendo con una nota di cordoglio per la morte di Alessandra Matteuzzi.
Per il cardinale «occorre comprendere e ritrovare il vero significato del legame uomo-donna, fatto di reciprocità, dono di sé, progettualità condivisa, mutuo sostegno, rispetto. L’amore è vita e non può mai diventare violenza, persecuzione e morte». L’arcivescovo riprende anche le parole di Papa Francesco che recentemente «ha esortato a impegnarsi ancor più per far crescere la cultura del rispetto di ogni persona e la cura delle relazioni nei vari ambiti della società, per promuovere la famiglia e proteggere le donne, sottolineando che ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità.

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