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Ucciso dal compagno di cella a Viterbo: torna a Barrafranca la salma di Alessandro Salvaggio

La procura laziale ha dato il benestare per il dissequestro e la celebrazione dei funerali. Il quarantanovenne era sposato e aveva due figli

È tornata in Sicilia la salma del detenuto ucciso nel carcere di Viterbo il 19 dicembre. Alessandro Salvaggio, quarantanove anni, era originario di Barrafranca, in provincia di Enna, stava scontando una pena di due anni per evasione. L'autopsia eseguita nelle scorse ore ha confermato la morte per strangolamento.

A ucciderlo il compagno di cella, poco dopo le 22: quando gli agenti della polizia penitenziaria sono intervenuti, il giovane bulgaro stava ancora stringendo le mani attorno al collo del quarantanovenne, per il quale non c'è stato niente da fare. Un caso sul quale la procura ha subito aperto un'inchiesta, disponendo l'esame autoptico. I familiari avevano chiesto il dissequestro della salma per farla tornare nel paese di origine e celebrare i funerali.

Così è stato: l'ultimo saluto domani, venerdì 29 dicembre, alle 10.30. Sotto choc la moglie e i due figli di Salvaggio, che sarebbe stato ucciso al culmine di una lite. Il giovane compagno di cella si sarebbe improvvisamente avventato contro il quarantanovenne, uccidendolo a mani nude.

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