«Se durante il mio vescovato alla Diocesi di Pazza Armerina fossi venuto a conoscenza di questi fatti che, preciso, per me costituiscono reato, non avrei esitato a prendere provvedimenti». Lo dice il vescovo Michele Pennisi, che da ultimo, prima di andare in pensione, è stato alla guida della Diocesi di Monreale, ma fino al 2013 è stato a Piazza Armerina, rispondendo all’attuale vescovo della città dei mosaici, Rosario Gisana, che lo chiama in causa nella vicenda di Giuseppe Rugolo (nella foto), il sacerdote condannato per violenza sessuale aggravata a 4 anni e mezzo di carcere dal tribunale di Enna.
In una lunga intervista, su La Stampa, all’indomani del deposito delle motivazioni della sentenza nelle quali i giudici scrivono che «la curia, nella persona del vescovo Gisana, avrebbe facilitato l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione», il vescovo di Piazza Armerina si difende dicendo che «i fatti che hanno riguardato i rapporti tra Antonio Messina (il giovane che ha denunciato, ndr) e Giuseppe Rugolo si sono verificati prima del mio insediamento come vescovo».
«Io non ho mai ricevuto alcuna segnalazione in merito a Rugolo - ribadisce Pennisi - Perché quando sono stato informato, come in un caso di Gela, ho preso immediatamente seri provvedimenti».
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