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Expo, gli acroliti di Morgantina accoglieranno
i visitatori del padiglione Sicilia

Con il loro aspetto ieratico e solenne, soprannaturale e misterioso, affascinante e ammaliatore, umano e naturale, le due dee rappresenteranno la Sicilia.

AIDONE. In linea con il concept di Expo, la Regione ha progettato un allestimento che richiama i colori e profumi della Sicilia. La vista, l'olfatto, il gusto, l'udito e il tatto saranno coinvolti in un'esperienza unica che rimanderà idealmente i viaggiatori alla terra di Sicilia. I sensi riveleranno al visitatore la bellezza declinata visivamente, nello spazio espositivo, dagli acroliti di Morgantina rappresentanti le divinità elleniche di Demetra e Kore (530 circa a.c.), conservate al museo di Aidone (Enna) e pronte ad essere trasportate all'Expo.

Con il loro aspetto ieratico e solenne, soprannaturale e misterioso, affascinante e ammaliatore, umano e naturale, le due dee rappresenteranno la Sicilia. Dietro quel sorriso fortemente enigmatico c'è la società che lo ha prodotto e di riflesso quella che oggi ne eredita i territori e la storia, la cultura e i saperi. La Sicilia avrà così il volto delle dee. Il culto della «Grande madre», divinità femminile primordiale, rappresentante la terra e la generatività, divenuto in periodo ellenico culto di Demetra, dea della fertilità, delle sementa, e della figlia Kore, divinità legata alla alternanza delle stagioni, a colei che dà vita, che fa germogliare e rinascere, si presta a richiamare, coinvolgere e appassionare i numerosi viaggiatori che visiteranno l'Expo.

Fu il sorriso di Demetra, secondo il racconto di Diodoro Siculo, a generare il mondo. E ai siciliani, prima ancora che agli ateniesi, Demetra donò il segreto dell'agricoltura. «L'organismo architettonico - spiega l'ideatrice del progetto, l'architetto laura Galvano dell'assessorato alle Attività produttive - è costituito da due parti: una esterna con funzione di pronao e una interna pensata per accogliere gli acroliti. La porzione esterna è definita ai lati da due pareti che geometricamente disegnano un'esedra semicircolare. Lo spazio esterno dalla geometria specificata si presta ad accogliere eventi di vario genere».

L'uso della pietra lavica come pavimentazione, la presenza di un lungo sedile appoggiato a una parete e di un albero d'ulivo rimandano a tante piazze del mezzogiorno d'Italia; l'altra parete definita con dei videowall apre ai visitatori una grande finestra sui territori siciliani, sulle tradizioni, sulle culture commestibili che vivono nel cuore delle comunità di Sicilia, sulle modalità e sui rituali di consumo. Un grande varco al centro dell'esedra introduce i visitatori nel sacello e inquadra al contempo gli acroliti. L'ampia parete sopra l'ingresso funziona visivamente come un monolite il cui peso sembra sorretto dall'esedra in basso. In alto, un lembo che definisce il bordo superiore della parete si piega e svela la sua natura sottile; nascosto dietro il lembo piegato un corpo illuminante illumina, nelle ore serali, il brand name. «Il progetto - prosegue Galvano - ha voluto mettere in scena una quinta che ha il valore, con i suoi rapporti aurei, di stabilire delle relazioni del tipo alto-basso, pieno-vuoto, primo piano-sfondo, luce-ombra. Le grandi superfici, curve in basso e piane in alto, sono enfatizzate e drammatizzate dal gioco delle luci e delle ombre».

Le due divinità mostrate l'una accanto all'altra, maestose sul trono, si pongono all'osservatore secondo una visione rigorosamente frontale. In tale modo le divinità si contendono, con il loro sorriso, lo sguardo dei visitatori e rivelano, ad essi, le loro sottili e raffinate differenze che contraddicono, con sapienza, l'apparente simmetria. «La soluzione progettuale - conclude l'architetto - prendendo spunto dai due acroliti, ha disegnato un contenitore che esalti la magnificenza delle due dee e che sapientemente partecipi al gioco dei contrappunti».

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