I resti inediti di un sito di altura che domina la gola sottostante e gli altipiani circostanti sono stati identificati nell’area della Necropoli preistorica Realmese, sopra cozzo S. Giuseppe, a circa tre chilometri da Calascibetta, in provincia di Enna.
Il sito è stato individuato nell’ambito delle attività preliminari archeologiche nella necropoli di Realmese condotte dal Pontificio Istituto Orientale, sotto la direzione scientifica del professor Elie Essa Kas Hanna e del dottor Rosario Patanè, del Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, coadiuvati dall’archeologa Antonina Arena, durante le attività relative al progetto "La civiltà tra i due fiumi. Forme di vita e religiosità tra le valli del Morello e dell'Imera meridionale, dalle facies preistoriche alle bizantine memorie”.
“Ancora un altro importante ritrovamento che celebra il successo di una stagione di ripresa delle campagne di scavi in quella che ho definito la "Primavera dell’archeologia" in Sicilia. Le scoperte e le rivelazioni di questi mesi – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà che di questo rilancio è stato fautore - ci offrono la possibilità di una seria riflessione sul potenziale ancora inesplorato della Sicilia e sugli importanti sviluppi che l’archeologia può conquistare in termini di collaborazioni internazionali, gruppi di ricerca, pagine di storia da scrivere. Un impegno che come governo regionale portiamo avanti, nella consapevolezza che lo sviluppo della Sicilia è strettamente legato alla valorizzazione della cultura e del nostro patrimonio culturale, espressione di quell'identità che è il biglietto da visita della Sicilia che guarda al futuro”.
“Secondo l’analisi del prof. Hanna - dice Liborio Calascibetta, direttore del Parco Archeologico - l’area della Necropoli Realmese avrebbe conosciuto una frequentazione ininterrotta fino ai nostri giorni, come attestano le varie trasformazioni delle grotte della necropoli. Per comprendere maggiormente questo complesso, pertanto, si rende necessario riconsiderare le cronologie e le modalità d’uso delle strutture rupestri presenti attraverso ricognizioni sistematiche e scavi estensivi in open area che, come Parco, cercheremo di coordinare nel prossimo futuro e sui quali indagheremo”.
“L’area - evidenzia il prof. Hanna - è accessibile attraverso differenti vie di comunicazione di cui alcune acciottolate e carraie, ancora oggi ben conservate. Abbiamo attestato, inoltre, numerosi muri di terrazzamento che indicano una forte attività di sfruttamento delle risorse naturali del territorio. A tal proposito – precisa il prof. Hanna - sono state individuate diverse cave che completano il quadro topografico tracciato da Bernabò Brea negli anni cinquanta del secolo scorso”.
Per l’archeologa Antonina Arena “Ci troviamo in un importante sito di altura che copre un'area di poco più di 3 ettari. Il complesso è contraddistinto da muri che delimitano spazi chiusi occupati da livelli di crolli, edifici in muratura intonacati e da una cisterna per l'approvvigionamento idrico. A oriente sono ben conservate strutture in muratura e tombe a grotticella trasformate, nel corso dei secoli, in vani adibiti ad uso domestico, che sembrano correlabili al sito di altura”.
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