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A Enna il mattone è “rotto”: esplode il caro affitti

L'innalzamento della tassazione e la difficoltà nello svincolare abitazioni o locali in locazione rende i proprietari restii nell’affidare le proprie strutture

ENNA. Che il classico «mattone» non remuneri più l'investimento immobiliare come prima è chiaro da tempo. L'innalzamento della tassazione e la difficoltà nello svincolare abitazioni o locali in genere affittati rende i proprietari, in particolare quelli più piccoli, restii nel far utilizzare le proprie strutture ad altri. Della voracità del sistema fiscale ce n'è occupato lunedì mattina con un monitoraggio nazionale il Sole 24 ore che ha studiato l'impatto del fisco nei capoluoghi di provincia. E l'ha studiato proponendo un esame della media canone a fronte del pagamento Cedolare, Imu e Tasi o Prelievo ordinario, Imu e Tasi.

Enna si propone come una delle città mediamente più care d'Italia e della Sicilia. La media nazionale dice che a fronte di un canone medio di 8.982 euro per la prima previsione (Cedolare, Imu e Tasi) c'è una tassazione del 42 per cento, mentre per la seconda (Prelievo ordinario, Imu e Tasi) la tassazione arriva addirittura al 60 per cento. In questo quadro di certo non idilliaco per i contribuenti la Sicilia, come del resto tutta Italia paga pegno. Enna registra un canone medio di 6.672 euro con un imposta relativamente alla prima previsione del 40 per cento e del 69 per cento riguardo la seconda. Agrigento ha una media canone annuo di 6.743 euro ed una tassazione, prima previsione, del 42 per cento e del 61 per cento riguardo la seconda. Più bassa la media canone a Caltanissetta, 5.077 euro, con un impatto fiscale del 40 per cento e 58 per cento. Sale sensibilmente la media canone a Catania, 8.527 euro, con un impatto del fisco che arriva al 42 per cento e al 60 per cento.

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