ENNA. Nello scorso novembre quasi tutti i comuni della provincia si sono affrettati a mettere su una delibera per aderire ai termini di una legge regionale sulla ripubblicizzazione del servizio idrico. La legge, tra l’altro, era stata già impugnata dal governo nazionale. Questa, comunque, sanciva, in buona sostanza, la volontà dei consessi civici di tornare all’acqua pubblica. Cosa peraltro stabilita dall’esito di un referendum mantenuto con strenua volontà dentro un profondo e polveroso cassetto. Fra i pochi che ritenevano inutile tale delibera Assoconsumatori e il sindaco di Enna Maurizio Dipietro.
Nei giorni scorsi il dipartimento regionale delle Acque con una propria nota ha dichiarato inammissibili le delibere dei consigli comunali per la costituzione dei sub ambiti per la gestione pubblica del servizio. «Insomma – dice Pippo Bruno di Assoconsumatori - quelle delibere approvate da tutti i Comuni dell’ennese, meno Enna e Cerami, non hanno nessuna valenza, sono solo l’espressione di una volontà politica senza alcun valore amministrativo». Su questa delibera si consumò a sala d’Euno uno scontro notturno molto forte con il M5S che accusava l’amministrazione di non aver voluto deliberare. Bruno è duro nel suo commento rispetto tale vicenda: «Come al solito la politica parla senza tenere conto delle norme e conclude nulla di concreto. È stata pure persa l’occasione, che la nostra associazione aveva proposto su un piatto d’argento. Avevamo invitato i primi cittadini a puntare sulla rescissione della convenzione con AcquaEnna per mancato pagamento degli oneri di gestione, così come previsto dall’art. 19 della convenzione».
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