Le regole di Dublino «son preistoria, anzi ricordano il pleistocene». Sergio Mattarella conferma come le norme del Trattato firmate nel 2003 siano politicamente archiviate perché del tutto anacronistiche. Il regolamento prevede che ad occuparsi di un migrante sia il paese di primo approdo ed è chiaro come questa ratio non abbia più senso, non solo per l’Italia. Il presidente della Repubblica ne ha parlato in una conferenza stampa a Piazza Armerina che ha chiuso la sua visita di due giorni in Sicilia con il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier. Poco prima i due presidenti avevano visitato un centro di accoglienza, il don Bosco 2000, dove avevano potuto toccare con mano quanto un certo tipo di integrazione - a tutt’oggi purtroppo casi isolati - funzioni e debba divenire la normalità nel futuro. «Il tema migratorio è un fenomeno globale. Abbiamo incontrato - ha riferito Mattarella - alcune esperienze messe in campo qui a Piazza Armerina, non solo per accogliere i migranti, che hanno attraversato sofferenze indicibili, ma anche per integrarli, incentivando programmi nei paesi d’origine per migliorare la loro vita nei loro paesi, dove resterebbero volentieri se non fossero spinti da fame, guerra, persecuzione e terrorismi». Il capo dello Stato quindi è stato chiarissimo e parlando con i giornalisti ha manifestato il proprio pensiero su quali siano i ritardi in Europa e in Italia con politiche che si limitano al contenimento e alla repressione del fenomeno migratorio. Pur partendo con una premessa: «io sono stato sempre attento a non superare i limiti o i confini. Il nostro compito di presidenti è un altro, essere un riferimento, comprendere le esigenze e eventualmente formulare suggerimenti». Una precisazione per chiarire che le scelte politiche appartengono al governo. Ma sembra evidente, a pochi giorni del varo di un nuovo decreto migranti da parte del governo Meloni, che per Mattarella serva ben di più: soprattutto «una visione del futuro, una visione coraggiosa che superi «provvedimenti tampone, superficiali ed approssimativi», ha spiegato rispondendo ad una serie di domande tutte tarate sull’emergenza migranti. Certamente servono «soluzioni europee» ed infatti il piano in 10 punti elaborato dalla Commissione europea viene giudicato «interessante» sia da Mattarella che da Steinmeier. È evidente che mentre si guarda al futuro bisogna contenere l’emergenza e il presidente conferma che c’è la necessità di «frenare gli approdi». Se quindi Dublino è qualcosa ormai «fuori dalla realtà», l’Unione europea ha il dovere di rimboccarsi le maniche aprendosi al compromesso: «Occorre invece uno sforzo comune, prima che sia impossibile governare il fenomeno migratorio in modo da affrontarlo con nuove formule». Questi i «suggerimenti di Sergio Mattarella che continua a tessere la sua tela europea, favorendo comprensione e stringendo relazioni. Come quella ormai collaudata con Steinmeier che da anni sta garantendo un solido rapporto tra Roma e Berlino. Tra i due c’è amicizia e stima reciproca e non c’è da dubitare, come confermano loro stessi, che anche sull’esplosivo dossier migranti Italia e Germania cammineranno insieme: «Il nostro è stato un incontro caratterizzato dalla grande amicizia tra la Germania e l’Italia, un spirito collaborativo ai massimi livelli. Le nostre relazioni sono straordinariamente buone», ha garantito Mattarella. Nella foto un selfie per Mattarella e Steinmeier al centro migranti dell'associazione Don Bosco, a Piazza Armerina