“Insostenibile il costo energetico, i Consorzi di Bonifica rischiano di spegnersi per il caro-bollette. Alcuni intanto sono già sotto pignoramento. La Regione intervenga in modo strutturale garantendo risorse certe, non solo soluzioni-tampone. Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza per affrontare la crisi attuale e quelle che verranno sul fronte della siccità. E i Consorzi giocheranno un ruolo strategico”. La Filbi-Uila, l’organizzazione di lavoratrici e lavoratori dei Consorzi di Bonifica, ha lanciato “un appello alla politica” da Enna dove s’è riunito ieri l’Esecutivo regionale alla presenza della segretaria generale Francesca Torregrossa, del segretario nazionale Uila Gabriele De Gasperis, dei segretari di Filbi e Uila Sicilia Enzo Savarino e Nino Marino. L’Esecutivo non ha nascosto la preoccupazione “per il carico di debiti che grava sui Consorzi, minacciando non solo il pagamento delle retribuzioni ai propri dipendenti ma anche e soprattutto l’erogazione di servizi dei quali il settore agricolo non può proprio fare a meno”.
Scrive ancora l’organizzazione sindacale nel documento finale approvato a Enna: “Il 2025 rischia di essere nuovamente un anno estremamente complesso sotto il profilo idrico, quindi la Bonifica siciliana deve subito essere messa in condizione di operare al meglio. Oltre alla rapida erogazione di contributi straordinari per sostenere gli enti coinvolti dai pignoramenti, in primo luogo Ragusa, chiediamo con forza anche in Sicilia una norma taglia-bollette come quelle già approvate in altre parti del Paese. Ci riferiamo a un provvedimento che impegni la Regione a farsi carico di un contributo annuale a favore dei Consorzi a copertura della spesa energetica per l’esercizio degli impianti, affinché tali costi non gravino sulla contribuenza agricola”.
La Filbi-Uila, infine, annuncia “già nei primi mesi del 2025 iniziative, anche unitarie con Fai e Flai, per la difesa ed il rilancio degli enti consortili”. A questo proposito, il sindacato definisce “necessaria” la riforma dei Consorzi ma ribadisce “che la legge in discussione all’Ars necessita di ulteriori chiarimenti rispetto alle risorse da destinare e alla certezza del mantenimento del perimetro occupazionale”. L’Esecutivo chiede, ancora, il “rafforzamento del percorso di stabilizzazione per lavoratori stagionali, a partire dalle proposte di emendamento avanzate per garantire il minimo di 156 giornate all’anno, e la ripresa di iniziative per la riqualificazione professionale in cui tutti i lavoratori siano coinvolti senza distinzioni nè disparità”.
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