
Stanno alla politica come i tre tenori del Volo alla musica leggera: collaudati, a loro agio sui palcoscenici, con un loro seguito. Tre leader dalla personalità spiccata. Fino a ora hanno cantato ai fans, si sono rivolti ai loro sostenitori, strizzato l’occhio alle loro platee di riferimento. Dalle prossime mosse e capiremo se intoneranno la stessa musica in coro, senza controcanti e stonature. Se cioè sapranno tenere a bada se stessi in favore del progetto unitario annunciato da tempo, di cui ieri hanno svelato nome e simbolo, Grande Sicilia; se soffierà di vita nuova alla conquista di quel centro per il quale intravedono «praterie» libere. Sono «civici autonomisti e democratici», recita la scritta sul logo sovrastata da una colomba in volo su un cielo azzurro. Si chiamano Roberto Lagalla, Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché.
Per presentare ufficialmente hanno scelto Enna. La mitica città-fortezza li ha avvolti in una nebbia domenicale che si tagliava a fette, ingoiando il lungo corteo di macchine che muovendo dai tre Valli in cui gli arabi hanno diviso la Sicilia ha portato donne e uomini nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’università Kore, alla fine era zeppa come un uovo: intorno a mille partecipanti, a occhio.
«Vogliamo essere interlocutori credibili non di questo o quel partito – ragiona il sindaco di Palermo, Lagalla -, ma dei siciliani; partendo da quella frontiera rappresentata da chi amministra i comuni ed è in sintonia coi problemi della gente». Secondo l’ex rettore quello di oggi è un «messaggio di inclusione politica, di attenzione alla persona, ancor prima che un momento di reclutamento». E pensa già alle prossime elezioni provinciali di secondo livello: «Metteremo insieme, fin da subito, le forze per contribuire a un rinnovamento progressivo di questa politica».
Il leit motiv di questa giornata sono i giovani. Qualcuno c’è, ma si vedono in giro anche molti vecchi arnesi della politica locale siciliana. Ci sta, da qualche parte bisogna pure cominciare. La platea marca la sua appartenenza, e si capisce dagli applausi. Per l’ex governatore Lombardo è una standing ovation quando si avvicina al podio per parlare.
«Siano aperti a tutti – spiega il leader del Mpa -, alle persone di buona volontà, democratici e che hanno a cuore i diritti. Per quanto ci riguarda dobbiamo impegnarci molto per favorire la nascita di una nuova classe dirigente. I giovani non devono essere il nostro futuro, devono essere il presente». Alla domanda sullo spazio politico che la nuova creatura vuole occupare la risposta è raggelante: «Impossibile colmare il vuoto che riguarda il tutto. Noi ne occuperemo un poco facendo riferimento ad alcuni valori, ad alcune esperienze, ad alcune culture».
Ieri è stato anche un gioco di tacco e punta, di ricami e rassicurazioni. E di presenze che testimoniano, almeno fin qui, che l’iniziativa non è vissuta come un’Opa ostile nei confronti del centrodestra. Il presidente Renato Schifani («sono qui nonostante la forte influenza») interpreta Grande Sicilia come «una forza del centrodestra che si rafforza. Credo che l’esperienza di oggi serva a dare un senso a un nuovo grande partito di centro, perché la Sicilia è caratterizzata da una forte identità centrista».
E il presidente dell’Ars, il meloniano Gaetano Galvagno, non ha incrinato l’aria di festa. Così lancia l'endorsement per la seconda candidatura Schifani: «Confermo la mia stima al presidente della Regione - ha detto - rispetto e affetto. Apprezzo la sua dedizione istituzionale il suo garbo. Presidente io ti auguro non due anni e mezzo di legislatura ma altri sette anni e mezzo». Ed è lo stesso afflato che poco dopo mostra di avere Gianfranco Micciché che riconosce una rinnovata intesa con Schifani. «Ma tu – gli dice – hai una grande responsabilità agli occhi dei siciliani, quello di fare le scelte giuste, scelte meritocratiche. Dimostrare che anche in Sicilia cambiare si può perché qua da noi troppe cose non funzionano…».

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