ENNA. Alta tensione al pronto soccorso dell'Umberto Primo. I pazienti si lamentano per le lunghe attese, i parenti protestano a viva voce per la mancanza di rapidità e la disponibilità di posti letto (si sono sfiorate le aggressioni fisiche) e il personale medico e infermieristico diminuisce a vista d'occhio. A denunciare al nostro giornale i disagi nel pronto soccorso sono gli stessi utenti che sostano per ore prima nell'anticamera dei locali ospedalieri ovvero la sala d'aspetto e, dopo aver varcato l'ingresso, nei corridoi perché non è scontato che l'attesa sia finita. Infatti, nonostante vi siano due medicherie attive, spesso ne è in uso solamente una a causa della mancanza d'infermieri che affianchino il medico. Ma com'è possibile che dopo esser passati dal «triage» (l’accettazione) e aver stabilito il codice d'urgenza si aspetti anche 6/7 ore (è questo il caso di un paziente che abbiamo incontrato in ospedale) per accertamenti radiografici o ecografici?
Ecco la situazione attuale, un solo medico nei festivi e notturni per il pronto soccorso e uno per l'Obi (Osservazione breve intensità), con una media giornaliera di 25 utenti tra osservati e ricoverati, e per la Medicina d'Urgenza. Inoltre il medico reperibile di PS deve anche accompagnare i pazienti in trasferimento in altri ospedali (e se non bastasse c'è solo un'ambulanza attrezzata). La mancanza cronica di personale di cui soffrono tutti i reparti o quasi e i rispettivi numeri a cui si fa riferimento sono risaputi negli ambienti sindacali. Le lamentele sono giunte anche ai volontari del TdM (Tribunale per i diritti del malato), che si sono attivati per verificare le segnalazioni e intervenire presso la direzione. Anche gli infermieri in servizio sono pochi, tre per turno piuttosto che quattro (numero minimo) considerato che il bacino d'utenza si allarga ogni giorno, arrivano urgenze da Barrafranca, Piazza Armerina, Leonforte (per via della nota chiusura degli ospedali di riferimento) e questo divario numerico fa temere il sopraggiungere di casi di malasanità scongiurati fino a oggi, nonostante il forte stress psicofisico a cui è sottoposto l'operatore. «Siamo stati invitati ad andare in farmacia per acquistare alcuni farmaci che dovevano somministrare a mia madre - ha raccontato con rammarico una donna in pantofole tra la porta e il corridoio dell'astanteria - è normale che il pronto soccorso sia sprovvisto di medicine? Tra i camici bianchi si vocifera che manchi addirittura l'alcool per disinfettare e che al suo posto utilizzino l'acqua ossigenata. Un uomo ascolta si avvicina è aggiunge: «Vi sembra accettabile che non ci siano né barelle né letti?» Ha passato la notte su una sedia. Sono insufficienti anche gli spazi e le stanze, nonostante sia attivo il nuovo plesso adiacente al reparto, a volte per non mischiare uomini e donne in astanteria i primi pernottano nei corridoi. Mancherebbero pure le barelle, le sedie per il trasporto dei pazienti, e a proposito di spostamenti c'è anche la carenza di ausiliari (uno che fa la spola tra un reparto e l'altro). Se questi sono i risultati della spending review, sembrerebbe che la cura sia più dannosa della malattia.
Pronto soccorso, anticamera infinita In fila sei ore prima di essere visitati
Alta tensione all’Umberto I: lunghe attese e pochi posti letto, sfiorate le aggressioni fisiche
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