Enna

Venerdì 22 Novembre 2024

Da Black Jezus, arriva dalla Sicilia un mondo di suoni intorno al rap

PALERMO. Qualche anno fa, la stampa musicale internazionale fu attirata da un giovane cantautore americano, tale Justin Vernon, che arrivato alla fine di una storia d'amore, si segregò molto romanticamente per quattro mesi in una capanna nei boschi, scrivendo nove pezzi-confessionale, l'ossatura di For Emma, Forever Ago, debutto per la sua nuova band, i Bon Iver. È successo più o meno lo stesso - capanna nei boschi a parte - a Luca Impellizzeri, classe 1988, di Troina (provincia di Enna), che - sotto il nome d'arte di Da Black Jezus - è uscito da pochi giorni con il suo primo EP, Don't Mean a Thing (prodotto dalla palermitanissima 800A Records). Da Black Jezus, in realtà, non è soltanto Luca Impellizzeri. Sotto un unico nome (tributo al giocatore di basket Earl Monroe) che affonda le radici nella cultura afroamericana - delta blues quanto coscienza folk, senza perdere di vista il rap: Black Jesuz era il titolo di un pezzo di 2Pac - sono radunati Luca, chitarrista, cantante e compositore del duo, e Ivano «Hap» Amata, la spalla, che suona la seconda chitarra e gli strumenti aggiuntivi (lo xilofono in Sometimes). Conosciutisi nel 2012, i Da Black Jezus partecipano all'Italia Wave l'anno seguente, e buttano giù un paio di pezzi, che diventeranno il cuore di Don't Mean a Thing. «L'anima dell'EP - spiega Luca Impellizzeri - , per quanto sia un disco fondamentalmente folk o cantautoriale, sta nel rap. Usiamo groove minimali che si rifanno al rap di Eric B. & Rakim. È un disco a sfondo sentimentale, un'arma dell'amore, come l'avrebbe definita Martin Luther King, e come spiega la copertina. Parla dei vari riflessi che può avere un sentimento, che può rivivere dopo aver fatto soffrire». ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

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