Sembra una storia uscita da un film di Natale, ma invece è assolutamente realtà. Una storia che coinvolge un operatore della polizia di Enna Mario Giannotta ed un ragazzino all’epoca dei fatti ma che oggi invece è diventato un uomo. Siamo nel 2007 e la polizia a Enna scopre una casa famiglia ma che di famiglia non aveva assolutamente nulla. Anzi si trattava una sorta di lager, dove invece i minori sino a 12 anni e disabili, ospiti venivano malnutriti, maltrattati e umiliati.
Giannotta oggi commissario capo, all’epoca dei fatti era responsabile della sezione reati contro i minori. Grazie a delle segnalazioni da parte di insegnanti dei minori che avevano capito che c’era qualcosa che non andava, ma anche da una «soffiata» del figlio dello stessso Giannotta compagno di classe di questo ragazzo, è stata stata avviata una indagine che si è prolungata per circa un anno e che ha poi portato all’intervento della polizia. L’operazione denominata «Quadrifoglio», si concluse nel migliore dei modi sgominando l’organizzazione criminale. Da quell’episodio sono trascorsi quasi 20 anni e Mario Giannotta tutto poteva aspettarsi ma non una telefonata di quelle che ti lascia senza parole. Dall’altra parte del telefono infatti c’è uno di quei ragazzini di allora, oggi uomo e soprattutto papà e che si fa riconoscere e che gli ricorda che, grazie al suo intervento, è riuscito, insieme ai fratelli, ad uscire da quella situazione e a riabbracciare la sua famiglia. Ma non solo, lo ringrazia e con le lacrime agli occhi gli chiede se vuole battezzare sua figlia, appena nata. «Ho provato un’emozione unica ma anche orgoglio per quello che la polizia ha fatto – dice Mario Giannotta – ho battezzato la bimba con grande piacere ed auguro alla famiglia e a questo padre, che ce l‘ha fatta, ogni bene del mondo». II battesimo in un paese della provincia qualche domenica fa. «È stata un’emozione forte – continua Mario Giannotta – iI nostro lavoro è spesso sotto ombra. Ricordo benissimo quell’operazione. Con quei bambini, pronti per andare a scuola, bloccati da noi. Se non ricordo male, era l’ultimo giorno di scuola. Alcuni bambini avevano anche la festa di fine anno. Ricordo i loro occhi. Voglio dire grazie a questo ragazzo, oggi uomo, che mi ha restituito il mio impegno».
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