Paolo Raffaele Bevilacqua, 74 anni, storico capomafia di Enna, è morto all’ospedale milanese Santi Carlo. Era ricoverato da due mesi in stato di detenzione. Di professione avvocato, il boss era nato a Barrafranca, non ha mai collaborato con i magistrati né ha mai fatto rivelazioni sugli assetti di Cosa nostra o sui rapporti tra mafia, imprenditoria e politica. Fino al suo coinvolgimento nelle operazioni antimafia del '90 Bevilacqua è stato era un importante penalista ed esponente di punta della Dc. Era al 41 bis dopo essere stato condannato all’ergastolo come mandante di un delitto avvenuto nel maggio 2004. Nel 2018, dopo avere subito un intervento chirurgico a Catania, gli erano stati concessi gli arresti domiciliari in un appartamento del capoluogo etneo. I Ros dei carabinieri avevano però documentato che dai domiciliari continuava a guidare la cosca, incontrando nel suo appartamento esponenti della mafia di Barrafranca e Pietraperzia.
Così a luglio del 2020 era scattata l’operazione Ultra, coordinata dalla Direzione distretturale antimafia di Caltanissetta, con 46 misure di custodia cautelare tra le quali quella a carico di Bevilacqua che era quindi tornato in carcere.
Due mesi fa i suoi difensori, gli avvocati Gaetano Giunta e Giuseppe D’Acquì, avevano ottenuto dal giudice di sorveglianza di Milano, il trasferimento in regime di detenzione in ospedale per i gravi problemi di salute. Bevilacqua è morto a seguito di una grave infezione conseguenza di una patologia cardiorespiratoria della quale era affetto.
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